Federico Rampini, giornalista esperto di politica estera, è intervenuto nella serata di sabato 30 ottobre 2021 ai microfoni di “Controcorrente”, trasmissione di Rete 4 condotta da Veronica Gentili. Il tema del giorno, nemmeno a dirlo, era l’incontro del G20 a Roma, con particolare riferimento al presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Personalmente, mantengo sempre un certo distacco da questa abitudine italiana di alternare lunghi periodi in cui l’autostima nazionale sprofonda e altri di euforia – ha esordito Rampini –. Adesso perché se ne va la Merkel sembra che Draghi sia l’unico leader europeo. L’autorevolezza di Draghi non si discute, la sua esperienza in BCE gli ha dato uno status molto elevato, ma la forza e l’autorevolezza di un Paese si costruiscono nei decenni”.



Per ciò che riguarda la politica internazionale, con particolare riferimento a quella del Vecchio Continente, “la Germania sarà ancora la potenza, a prescindere dal nome del cancelliere e di quale sarà la coalizione che guiderà Berlino. Se Draghi riuscirà a vincere tutte le scommesse, ergo la riforma dello Stato, della burocrazia e del Fisco, oltre alla digitalizzazione dello Stivale, allora il nostro status risalirà in modo lento e regolare. Esso si costruisce nei decenni, non con fiammate d’euforia legate a un leader”.



RAMPINI: “BIDEN INTERESSATO A DRAGHI AL QUIRINALE? ORA HA ALTRI PROBLEMI…”

Successivamente, si è parlato della possibile volontà di Joe Biden di sostenere Mario Draghi nella sua possibile candidatura al Quirinale. Un’ipotesi che, per ora, risulta poco attuabile: “Biden ha abbastanza grattacapi a casa sua e problemi con il suo Congresso. Non gli attribuirei piani o progetti sulla politica italiana”, ha spiegato Federico Rampini.

Sulla situazione corrente, il giornalista ha parlato di un momento magico per via di una congiuntura economica molto favorevole, che però “non è detto che duri molto a lungo. Questo è il rimbalzo che tutta l’Eurozona ha dopo la caduta pesantissima del Covid e del lockdown, che non basta a recuperare il terreno perduto. Stiamo vedendo un film in ritardo su quello che è accaduto in Cina e USA. Già adesso la ripresa cinese rallenta brutalmente e una delle ragioni è lo choc energetico, anche per ritorni di inflazione, di conflittualità sul mercato del lavoro. Ci sono tante strozzature in un’economia che non è più globale come prima e in cui le merci non circolano più in maniera fluida. Il rischio è che le nubi che hanno messo a repentaglio le riprese cinese e statunitense, arrivino in Europa a scoppio ritardato”.