La Germania nelle ultime settimane ha voluto giocare nel ruolo di leader europeo nell’abbattimento delle emissioni di Co2, con ampi investimenti nella produzione energetica green. Un fregio che, in realtà, nasconde il fatto che Berlino al contempo è anche il principale esportatore di anidride carbonica in Europa, ovviamente a discapito della Cina, ragione per cui secondo uno studio il taglio è stato abbondantemente sovrastimato.



Procediamo, però, per ordine, partendo delle dichiarazioni ufficiali del governo in Germania, secondo il quale il taglio nelle emissioni di Co2 nel 2023 è stato il più importante degli ultimi decenni. A livello numerico, ne sono state emesse 673 milioni di tonnellate, il valore più basso dagli anni ’50, nonché una diminuzione pari al 46% rispetto alle emissioni del 1990. Come se non bastasse, il taglio delle emissioni di Co2 della Germania è stato anche superiore alla previsione iniziale del governo, che puntava ad emetterne nel 2023 un massimo di 722 milioni di tonnellate. Numeri, sempre secondo il governo, giustificati dal fatto che si è spinto sull’energia rinnovabile (ora pari al 56% della produzione energetica nazionale, rispetto al 47,4% del 2022).



Agora: “Germania non ha tagliato le emissioni di Co2, ma le ha esportate”

Numeri, tuttavia, quelli dichiarati dalla Germania sul taglio delle emissioni di Co2 che secondo uno studio condotto dal think tank berlinese Agora energiewende (che conferma le emissioni dichiarate) sono stati sovrastimati. Infatti, mentre è vero che Berlino ha aumentato la produzione energetica green, lo stesso non si può dire per la riduzione di emissioni dal punto di vista delle aziende ad alta intensità energetica (chimiche e metallurgiche, tra le altre).

Anzi, secondo il think tank, il reale taglio di emissioni di Co2 da parte della Germania, almeno dal punto di vista di quelle permanenti, è pari appena al 15% rispetto allo scorso anno (quando furono 761 milioni). La differenza tra dichiarazioni e realtà sta nella pratica di esportazione delle emissioni, in cui Berlino è prima in Europa con un’esportazione pari a 45.746 tonnellate, finite nelle “tasche” della Cina. Dunque, la Germania non ha veramente ridotto le emissioni di Co2, ma ha dislocato parte delle sue produzioni inquinanti in Cina, al fine di far pesare il costo ambientale su Pechino e non su se stessa.