La Democrazia cristiana (Cdu) vince con largo margine le elezioni in Sassonia-Anhalt guadagnando 7 punti sulle elezioni precedenti e 10 sui sondaggi. L’AfD, il partito populista dato in forte crescita e che si preparava al sorpasso, perde più di tre punti e si ferma al 21%. I Verdi, ai quali tutti pronosticavano un grande risultato che lanciasse la campagna delle elezioni politiche di settembre, rimangono poco sopra la soglia di sbarramento del 5%.
La vittoria della Cdu è prima di tutto una vittoria di Reiner Haseloff, il presidente uscente. Competente ed onesto, Haseloff si è segnalato come un difensore dei diritti e degli interessi della Germania dell’Est davanti (e talvolta anche contro) il governo federale. Questo gli ha consentito di recuperare una parte del voto di protesta che altrimenti si sarebbe orientato verso l’AfD. Contemporaneamente Haseloff ha dichiarato con forza in ogni occasione possibile che mai avrebbe fatto un governo con l’AfD, accusata di accogliere nel suo seno i nostalgici del nazismo. È, questa, una posizione che è stata, a suo tempo, di Franz Josef Strauss: la Cdu si fa carico delle ragioni degli elettori di destra ma esclude ogni collaborazione politica con i loro partiti.
La vittoria è anche una vittoria di Armin Laschet. Subito dopo la sua elezione a presidente della Cdu, Laschet aveva dovuto affrontare due sconfitte in elezioni regionali e questo aveva indebolito la sua posizione. Adesso riporta una vittoria netta ed inaspettata che suona di buon auspicio per le elezioni politiche.
La sconfitta è prima di tutto dell’AfD. La sua marcia trionfale si è fermata ed ha incassato una brutta sconfitta. Bisogna però riflettere sul fatto che questo voto non è più semplicemente un voto di protesta. Si è radicato. Anche la sinistra comunista perde un terzo degli elettori e però conferma con oltre l’11% dei voti la propria presenza. La Germania dell’Est ha una sua geografia politica diversa da quella della Germania occidentale. Lo conferma il fatto che i socialisti scendono sotto il 10%.
Sono sconfitti anche i Verdi che non riescono a sfondare. A Est la preoccupazione per l’ambiente non viene al primo posto nei pensieri degli elettori. L’occupazione, il lavoro, la casa, i trasporti: queste sono le priorità.
Dà da pensare anche il forte distacco fra i sondaggi di opinione ed i risultati reali. Un distacco che nelle regioni dell’Est si accentua ancora di più. La gente risponde al sondaggio in un modo ma poi vota in un altro. È un segno del fatto che non ci sono appartenenze forti, il voto oscilla a lungo fra diverse opzioni possibili ed è sempre più difficile indovinare dove alla fine si andrà a posare la preferenza. C’è una grande insofferenza con l’esistente ma anche una grande diffidenza verso il nuovo. Le alternative che si presentano affascinano ma non convincono. Questa volta, alla fine, la scelta è stata quella di non rischiare.
La partita delle elezioni politiche di settembre è apertissima, ma Laschet e la Cdu ricevono un’iniezione di ottimismo e di coraggio di cui avevano molto bisogno. In futuro però nel partito, quale che sia il risultato elettorale, qualcosa dovrà cambiare.
Mentre leggevo i primi risultati ed i primi commenti mi venivano in mente le parole di Aldo Moro: “La Dc deve diventare alternativa a se stessa”.
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