Tanti gli spunti forniti da Gerry Scotti nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Particolarmente curioso l’aneddoto che ha visto il conduttore rischiare di restare bloccato in Polonia all’inizio dell’epidemia di coronavirus: “Probabilmente già prima dell’estate registreremo le nuove puntate di Caduta libera. Certo, farà impressione farlo senza le solite 300 persone vocianti che avevo attorno. Ma abbiamo avuto due o tre ideuzze per sentirci connessi. Poi sono riuscito a registrare anche Chi vuol essere milionario in Polonia, rientrando due giorni prima della chiusura…chissà come sarebbe stato fare la quarantena lì”. Gerry Scotti ha confessato anche di aver vissuto momenti di paura quando si trattava di andare in onda con Striscia La Notizia: “Quando la Lombardia ha chiuso, io per un momento, mi sono detto: cosa faccio? Mi sono consigliato con la mia famiglia. Ci eravamo resi conto, di colpo, che il pericolo era vero e ancora sconosciuto. Così ho parlato con la mia compagna, con suo figlio che vive con noi, con mio figlio. Il mio editore è stato molto carino. Piersilvio mi ha detto: “Se non te la senti, non farlo: il contratto è una cosa, il nostro rapporto un’altra”. Ho sentito anche Michelle (Hunziker, ndr.), che ha delle bimbe piccole. Quindi ho deciso”.
GERRY SCOTTI: “HO RISCHIATO DI RESTARE BLOCCATO IN POLONIA”
Ma com’è stato andare in onda durante l’emergenza? Gerry spiega: “Eh, lo studio senza pubblico… Il cambiamento è stato radicale. Ma quando ho debuttato a Striscia, 23 anni fa, trasmettevamo da due piani sotto terra e senza nessuno. Per certi versi, è stato un tornare alle origini. Guanti, mascherine e misurazione della febbre sono diventati automatismi. È meno facile vedere gli autori a cinque metri uno dall’altro, sarte e tecnici sparpagliati sugli spalti dello studio vuoti… perfino Antonio (Ricci, ndr.) ha rinunciato a stare in regia e si è messo lì, per farci sentire non abbandonati. I capannoni Mediaset di solito pieni di gente e ora sigillati fanno impressione. Se ho avuto paura? Beh, d’improvviso avere 60 anni significava, come ha detto anche Fiorello, essere più a rischio. Antonio però mi ripeteva: “Non ti preoccupare, siamo più cattivi del virus”. Abbiamo preso per mano gli spettatori nei giorni della paura cieca. A modo nostro, esorcizzando, ma la satira è satira e le sue regole non le ho scritte io. Quando con Striscia siamo stati definiti dalle autorità “attività necessaria” mi ha inorgoglito. Non siamo infermieri e nemmeno gommisti, ma è stato bello sentirsi dire che quell’ora di diretta scanzonata fosse un servizio necessario”.