Sono passati poco più di due anni da quando l’ex fidanzato Edson Tavares l’ha sfregiata con l’acido, ora Gessica Notaro apprende le motivazioni della condanna a 15 anni e 5 mesi. Una sentenza giusta per la 29enne che sfilava nelle passerelle di Miss Romagna e sognava di sfondare nel mondo dello spettacolo. Ogni volta però le si riapre la ferita. «Mi sto ritrovando, ma è durissima. Continuo a lavorare nello spettacolo, mi prendo cura di me. Ma vedo ancora fantasmi, quando cammino per strada, basta una bicicletta che mi sfreccia sul lato sinistro, dove io non vedo, che il cuore mi va a mille, sento l’istinto di fuggire», ha raccontato a Repubblica. I primi tempi non riusciva neppure ad aprire la bocca perché la sua pelle era diventata una maschera di gomma che la intrappolava. Non poteva parlare senza sentire dolore, ma non poteva urlare e piangere. È entrata nel tunnel delle operazioni e delle terapie infinite, ma la ripresa è durissima: «Io ho scelto di far vedere la mia positività, di mostrare il mio sorriso perché non volevo fare pena a nessuno, nemmeno a me stessa. Ma il percorso che devi affrontare è dolorosissimo». E il problema non sono solo le cicatrici sulla pelle o la vista da recuperare: «È la tua vita che è cambiata e ci devi fare i conti». Gessica Notaro ha raccontato di come cerca di vedersi bella. «Ma i segni sul mio volto ci sono, e provo nostalgia di quello che ero. Per questo da un mese vado da uno psicologo: è venuto il tempo di farmi aiutare». (agg. di Silvana Palazzo)



GESSICA TAVARES, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Sono state rese note quest’oggi le motivazioni della sentenza con cui è stato condannato il fidanzato di Gessica Notaro, Edson Tavares. La corte di appello di Bologna, come riportato dai principali quotidiani online in questi ultimi minuti, sottolinea come il gesto del fidanzato della showgirl riminese, sfregiata con l’acido il 10 gennaio di due anni fa, «appare plastica rappresentazione di una meditata, ferma volontà di punire per sempre la vittima privandola non solo della sua speciale bellezza, ma della sua stessa identità, così da cancellarla agli occhi di chiunque, non potendola ‘possedere’ egli stesso». Tavares era stato condannato a dieci anni in primo grado per l’aggressione con l’acido e a otto anni per stalking e altri reati. Nel processo di appello, poi, i due reati sono stati riuniti con una sentenza di 15 anni, cinque mesi e 20 giorni, pronunciata il 15 novembre scorso, di cui sono state depositate le motivazioni soltanto in queste ore. I giudici, nel condannare il 31enne originario di Capo Verde, hanno preso in considerazione anche «la straordinaria gravità della condotta e del danno» e la «premeditata insidiosità» della condotta stessa.



“TAVARES HA VOLUTO PUNIRLA PER SEMPRE”

Tutti elementi che «se giustificano l’elevata sanzione penale, – proseguono i giudici nelle loro motivazioni – al contempo si riverberano sulla valutazione della personalità dell’imputato». Nessun attenuante è stata concessa dai giudici di Bologna per il comportamento tenuto da Tavares: «Nessuna frustrazione amorosa – spiegano – per quanto dolorosa, può contribuire a attenuare la gravità della condotta qui in esame che, in quanto sostenuta da lucida preordinazione di mezzi e di modi, non si presta a inscriversi in un contesto emotivo sopraffattorio della razionalità». Va sottolineata in particolare la questione delle attenuanti</strong>, alla luce di alcune recenti sentenze dimezzate da motivazioni come la gelosia o l’emotività. A questo punto si attende la reazione degli avvocati di Tavares che dovranno decidere se ricorrere o meno in cassazione, l’ultimo grado di giudizio.

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