Due uomini ad Alba, in provincia di Cuneo, sono stati arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di cinque giovani donne. I presunti stupratori, di 46 e 36 anni, che come riportato da Repubblica al momento si trovano ai domiciliari, sono rispettivamente il titolare e il dipendente di una agenzia di moda. È nell’ambito di questa attività che avrebbero adescato le loro vittime, le quali erano state chiamate per realizzare dei servizi fotografici e video per una finta campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere. Al contrario, è proprio in quel contesto che si sarebbero consumati gli abusi.



I fatti risalirebbero all’aprile del 2023 e l’indagine è scattata dopo la denuncia di una delle donne, presentata qualche mese prima. Gli investigatori hanno subito compreso che potesse non trattarsi di un caso isolato bensì di una rete di violenze ripetute nei confronti di quelle donne che venivano attirate sui social network dall’agenzia con la promessa di entrare nel mondo della moda e dello spettacolo. È grazie ai tabulati telefonici che sono arrivati ad altre giovani, almeno cinque, che avevano vissuto la stessa esperienza da incubo. In base ai loro racconti, venivano condotte in una casa adibita a studio e, con la scusa dei lavori fotografici, fatte spogliare e violentate.



L’indagine sulla violenza sessuale di gruppo da parte dei gestori dell’agenzia di moda a Cuneo

“La sensazione è che si tratti solo della punta dell’iceberg”, ha affermato il procuratore Biagio Mazzeo in merito all’indagine sulle donne vittime di violenza sessuale di gruppo da parte dei due gestori dell’agenzia di moda ad Alba. È per questo che hanno rivolto un appello a coloro che potrebbero avere in passato vissuto la stessa esperienza. “Se ci sono altre ragazze che hanno subito violenza o abusi, devono farsi avanti e denunciare: noi siamo a disposizione”.

Non è tra l’altro l’unico caso di questo genere: uno simile era accaduto a Palermo nel 2021. In quella occasione gli uomini, che adescavano anch’essi le donne sui social network, erano stati accusati di violenza sessuale, prostituzione minorile, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Alcune delle vittime infatti erano anche minorenni.