GESÙ BAMBINO PORTA I REGALI PERCHÈ… È LUI STESSO IL DONO DI NATALE

Da Betlemme a Greccio, fino all’umanità ansiata e disperata di questo secondo nuovo millennio: il Gesù Bambino che arriva a donare i regali di Natale ai bimbi di mezzo mondo compie una lunghissima “parabola” che va ben oltre la “leggenda” e le tradizioni orali. Al netto del “merchandising” che contraddistingue ormai la festa di Natale tra “Babbo Natale” e, appunto, il “Gesù Bambino” del Presepe, v’è un tema nel cristianesimo che è tutto fuorché “mito”. Nella mangiatoia di Betlemme duemilaventiquattro anni fa un “Bambinello” si è presentato al mondo, con il paradosso di un’umile “pretesa” di salvare l’intero universo dal male e dal peccato.



È così che si compie in un attimo il passaggio tra Gesù Bambino che “porta i doni” con il Gesù Bambino che è il vero regalo di Natale: un dono unico per l’intera umanità, radice essenziale della fede cristiana e motivo di salvezza per l’eternità. Nella natività di Gesù Bambino v’è in potenza tutta l’essenza della vita, morte e resurrezione di un Dio che si è fatto uomo così umile per poter realmente salvare tutto e tutti. «Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia», riporta San Luca nel suo Vangelo, così come San Matteo narra della visita dei Magi (dotti, sapienti) a Betlemme avvertiti della venuta del Messia. È poi San Francesco che nel celebre sogno di ritorno dalla Terra Santa appare la richiesta di Cristo di ricordare il Natale con la rappresentazione “plastica” della Natività, dando vita al primo Presepe vivente a Greccio: la storia cristiana è ricca di eventi storici, narrati in documenti e testimonianze concrete, che si fondano sulla venuta di un “bambino” con la pretesa di insegnare al mondo la possibilità di salvezza. Una possibilità libera, mite, ma destinata a cambiare per sempre la vita di tutti.



Gesù Bambino come Incarnazione, Gesù Bambino come elemento chiave del Presepe e Gesù Bambino nella modernità come elemento cristiano che si fa dono al mondo tanto da rappresenta colui che idealmente porta i doni a tutti i bambini: una storia vera che è poi divenuta tradizione e “mito” ma che affonda le proprie radici nella storiografia dell’epoca. Il Bambino è «luce nel mondo», ripetevano Papa Benedetto XVI e Francesco nelle loro catechesi sul Natale, fondando la propria certezza sul messaggio chiaro emerso dai Vangeli, «la nascita di Gesù è un evento universale che riguarda tutti gli uomini». Ancora Papa Bergoglio nell’Udienza generale prima di Natale 2021 sottolineava come il Bambino Gesù abbia insegnato al mondo l’umiltà come unica via per raggiungere l’abbraccio di Dio, in quanto «ci porta anche all’essenziale della vita, al suo significato più vero, al motivo più affidabile per cui la vita vale la pena di essere vissuta».



IL “DIO VICINO” DI LEWIS E IL GESÙ BAMBINO CHE “SCARDINA” IL NATALE ASETTICO

È un Dio sempre più prossimo, più vicino, quello che i cristiani testimoniano nel Natale con la nascita del Gesù Bambino: un concetto tutt’altro che astratto che nella tradizione culturale e poetica cristiana trova un ottimo esempio nella letteratura di C.S. Lewis, scrittore e teologo britannico celeberrimo per i suoi racconti fantasy sul mondo di Narnia. All’interno del particolarissimo “Lettere di Berlicche” – dove si immagina un dialogo tra il Diavolo e suo nipote per cercare di “contrastare” il cristianesimo – Lewis traspone nella sua geniale poetica il significato più profondo dell’umiltà cattolica.

Satana vuole far capire a tutti i costi ai suoi “servi” che il vero modo di offuscare il Bene è quello di renderlo il più lontano possibile: considerare ad esempio il Natale come un momento “asettico”, ricco di buone intenzioni e sentimenti ma dove, passata la festa, ognuno torna a vivere come se Dio non esistesse. «Tutte le obiezioni contro Dio nascono dall’idea di un Dio lontano, che non vuole salvare concretamente gli uomini», spiega Malacoda a Berlicche nella geniale “arguzia” di Lewis. Gesù Bambino che entra nel mondo nella maniera più mite e povera possibile è quanto di più ostico per il Maligno, che invece trama per rendere l’uomo sempre più distante dalla salvezza. Un Dio lontano, conclude Lewis, «è sempre più comodo di un Dio vicino» per il Male, in quanto l’uomo può perdersi e non riconoscere l’abbraccio di quel Gesù Bambino venuto nel mondo in una capanna.