Al di là di tradizioni e “leggende” diverse, su una cosa vi è la verità certa: Gesù Bambino con la sua presenza umile e regale allo stesso tempo, ha donato per sempre all’umanità il regalo più grande, la salvezza.

È chiaro, per chi non crede alla rivelazione del Cristo in quella grotta di Betlemme 2022 anni fa resta più difficile confidare in una speranza certa sulla vittoria della vita sulla morte: eppure l’arrivo del Natale ogni anno porta con sé tutto un carico di “aspettative”, “speranze” e recondite “ipotesi” su cosa davvero possa aver creato e generato tutto ciò che ci circonda (noi compresi). La fede ovviamente è una scelta libera e personale – non vi è vera verità senza una libera adesione ad essa – ma tentare di ‘nascondere’ il fatto che il Natale sia divenuto festa nella storia proprio per celebrare quella nascita di quel Gesù Bambino, significa forse voler nascondere sia “le proprie origini” quanto l’essenza stessa della storia umana. A livello di tradizioni, per la Chiesa l’origine della figura del “Gesù Bambino” del Presepe che porta regali all’umanità deriva direttamente da San Francesco: di ritorno dall’estenuante viaggio in Palestina e a pochi giorni dall’approvazione della sua Regola da parte di papa Onorio III, decide la notte del 24 dicembre di celebrare il Natale nell’eremo gelido di Greccio celebrando la Santa Messa nel bosco. Nasce così il Presepe moderno, un’adorazione di fatto “laica” che dona l’eternità di quel gesto al Bambino che ogni anno ricompare nella mangiatoia dei presepi in miliardi di case nel mondo.



GESÙ BAMBINO E LA VERITÀ DEL NATALE

«Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo», riporta il Vangelo di San Luca per la festa di Natale. In una lettera di San Giovanni Paolo II ai bambini nell’anno della famiglia 1994, il Papa polacco sottolineava la centralità di quella “Verità” portata dal Bambin Gesù nel Natale dell’umanità.



«Cari ragazzi, nel Bambino che ammirate nel presepe sappiate vedere già il ragazzo dodicenne che nel Tempio di Gerusalemme dialoga con i dottori. Egli è lo stesso uomo adulto che più tardi, a trent’anni, comincerà ad annunciare la parola di Dio, si sceglierà i dodici Apostoli, sarà seguito da moltitudini assetate di verità. Egli confermerà ad ogni passo il suo straordinario insegnamento con i segni della potenza divina: restituirà la vista ai ciechi, guarirà i malati, risusciterà persino i morti». Per Karol Wojtyla, quel Bambino appena nato è già il Maestro della Verità divina: «il Vangelo è profondamente permeato dalla verità sul bambino. Lo si potrebbe persino leggere nel suo insieme come il “Vangelo del bambino”.



LA PREGHIERA DI SAN GIOVANNI PAOLO II

È lo stesso San Giovanni Paolo II che nella preghiera da lui composta per il giorno di Natale ricorda l’assoluta umiltà salvifica che il Gesù Bambino sa “garantire” con la sua sola Venuta e Presenza: «Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli! Accarezza il malato e l’anziano! Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dall’intolleranza», scrive il Papa divenuto Santo di recente per la Chiesa Cattolica.

E nella conclusione della preghiera, il messaggio di vero annuncio del Cristo già partito da quelle origini umili in Betlemme: «Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato. Sei Tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni. Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen».