L’archeologia è il metodo più accurato e preciso per confermare quanto narrato nei Vangeli a proposito della vita di Gesù e della sua reale esistenza, ma anche di tante pagine del Vecchio Testamento. Gli scavi e le scoperte, che si succedono in continuazione da decenni, hanno infatti trovato più volte perfetta corrispondenza con quanto si legge. L’ultimo caso più che una conferma, rivela una verità storica fino a oggi non conosciuta, ma serve anche questa per avere la conferma di un episodio della vita del Cristo. Scavi mai effettuati in precedenza a Nazareth, la città dove Gesù crebbe con i suoi genitori, spiegano perché il Figlio di Dio ne venne cacciato, come si legge nel Vangelo di Luca, 4:20-30, il famoso episodio in cui Gesù, dopo aver predicato nella locale sinagoga, suscita l’ira dei presenti e se ne va dicendo “Nessuno è profeta a casa sua”. Lo stesso episodio, in modo più breve, è raccontato anche in Matteo 13:54-58: “Tornato alla sua città natale, cominciò a predicare nella sinagoga e loro si chiedevano: da dove quest’uomo ha preso la sua conoscenza e questo potere miracoloso? Non è il figlio del falegname? Sua madre non è Maria (…) e cominciarono a insultarlo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta è senza onore se non nella sua città e nella sua stessa casa”. Di che scoperta dunque si tratta? Gli studiosi hanno trovato nella piccola città una serie di tunnel e nascondigli dove si trovano molti artefatti tipici della cultura ebraica. Tale scoperta indicherebbe che Nazareth era abitata da ebrei ultraortodossi che rifiutarono in ogni modo la cultura romana, quella degli occupanti. A pochi chilometri infatti si trova la cittadina di Sopphoris dove invece i resti dell’occupazione romana sono evidenti.
LA CACCIATA DI GESU’
Il professore Ken Dark dell’Università di Reading ha condotto scavi archeologici a Nazareth e nelle aree circostanti, la prima ricerca di questo tipo. In un libro in uscita, intitolato “Nazareth di epoca romana e bizantina e il suo entroterra”, scrive che Nazareth è la stessa città menzionata nelle Scritture. Questa affermazione si basa su una serie di scoperte, incluso il fatto che gli unici artefatti sopravvissuti a Nazareth sono ceramiche e vasi di calcare, probabilmente realizzati da ebrei locali. Sepphoris era una città importante all’epoca, ma Nazareth era un importante centro per la produzione di olio d’oliva e vino, oltre ad essere un sito per l’estrazione. Sepphoris aveva forti legami con gli angoli remoti dell’Eurasia e riflette una città romanizzata. Nazareth invece avrebbe rifiutato categoricamente tali influenze, spinta dalla sua stretta aderenza alle pratiche ebraiche tradizionali. I resti ritrovati risalgono al periodo della grande rivolta contro i romani, tra il 60 e il 70 dopo Cristo, nascosti appositamente, mentre la città di Sepphoris non si ribellò ai romani. Il dottor Dark afferma che questa “barriera culturale netta” è un esempio unico dei diversi approcci al giudaismo nella regione al tempo di Cristo. Per questo motivo, Gesù sarebbe stato cacciato dalla sua città perché la sua parola per degli ebrei ultra ortodossi risuonava come un insulto, cacciato a causa della loro intolleranza per ogni nuovo modo di pensare e di resistere a qualunque cambiamento. Questa stretta aderenza alla legge ebraica potrebbe spiegare perché Gesù fu costretto a lasciare la sua città natale, scrive il dottor Dark. Nel Vangelo di Luca, si parla di Gesù che parla in una sinagoga, prima di tenere un discorso alla gente del posto. Dopo aver meravigliato la folla affermando che Lui era quello menzionato da Isaia, aggiunge ‘nessun profeta è accettato nella sua città’. La folla all’interno della sinagoga era adirata da proclami così audaci. Luca 4:29 – 30 dice: ‘Si alzarono, lo portarono fuori dalla città e lo portarono sulla cima della collina su cui era costruita la città, per gettarlo giù dall’altura. “[30] Ma attraversò la folla e proseguì per la sua strada.”