Ieri il vicepresidente della Cei lo aveva fatto capire chiaramente: la Chiesa Cattolica, tanto nei vertici quanto nelle “periferie” è tutt’altro che unita sul Ddl Zan e l’editoriale di Padre Antonio Costa sulla rivista dei gesuiti “Aggiornamenti Sociali” ne è una perfetta esemplificazione. «Il Ddl Zan è una legge di cui c’è bisogno», scandisce l’editoriale del gesuita vicepresidente della Fondazione Carlo Maria Martini dal titolo “Viene prima la persona”.
Se per il Presidente Cei Card. Bassetti vi sono comunque delle perplessità in merito al testo del disegno di legge contro l’omobitransfobia – specie nella parte sull’educazione nelle scuole, sulla libertà di espressione e le misure contro le discriminazioni – ieri Mons. Baturi è andato ancora più nettamente alla radice del problema: «La priorità è la difesa della persona contro ogni violenza e contro ogni discriminazione ma anche la tutela del pluralismo di opinione senza aver paura di incorrere in meccanismi sanzionatori». La rivista dei gesuiti invece si pone all’opposto in merito al tema del Ddl Zan e dichiara «lo spazio pubblico deve essere ‘sminato’ da occasioni o pretesti di possibili conflitti ideologici il che ovviamente esclude di fomentare la confusione e la polarizzazione per ragioni di tornaconto elettorale, o di porsi come obiettivo principale la sconfitta dell’avversario, magari attraverso il rinvio sine die di una legge di cui c’è bisogno».
GESUITI: “ITALIANI RAZZISTI E OMOFOBI”
Sempre la rivista dei gesuiti “Aggiornamenti Sociali” ricorda il principio di Papa Francesco, ovvero che la realtà sia sempre superiore all’idea, per poter così affermare come fa Padre Costa «il rispetto della realtà esige … che si eviti ogni confusione o ambiguità sul fatto che il ddl ha per oggetto la discriminazione e non la disciplina del matrimonio e delle convivenze, dell’adozione, dell’affido o dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita, che non sono materia del Codice penale». Sono questioni su cui il dibattito deve continuare, secondo il gesuita, in seno alla società e alla politica: «ugualmente il principio di realtà richiede che si usi cautela nel suscitare la prospettiva della minaccia alla libertà di espressione», prosegue il direttore di “Aggiornamenti Sociali”. L’editoriale punta poi a redarguire in primis la Chiesa e il suo Catechismo quando definisce l’omosessualità come «intrinsecamente disordinata»: per Padre Costa «Ci è di stimolo anche la consapevolezza di quanto si sia rivelato fecondo per la Chiesa l’abbandono del lessico dei ‘perfidi giudei’ e del ‘popolo deicida’ nei confronti degli ebrei, che l’esperienza storica ci ha insegnato essere pericolosamente contiguo alla violenza antisemita, talvolta finendo per legittimarla, assumendo invece quello dei ‘fratelli maggiori’. A dispetto delle residue nostalgie, la proposta della Chiesa non è diventata per questo meno evangelica, anzi il cambiamento ha consentito di scoprire nuove declinazioni del comandamento dell’amore fraterno». Infine, il passaggio forse più “duro” della rivista gesuita, ovvero quando arriva a definire la società italiana come lontana dall’integrazione e anti-discriminazione: «la battaglia è innanzi tutto culturale e va condotta ogni giorno, per aumentare la consapevolezza e disinnescare progressivamente quei meccanismi di discriminazione che segnano la cultura di cui tutti siamo portatori: a prescindere dalla bontà delle intenzioni, siamo una società razzista, maschilista e omofoba. Si apre qui la possibilità di utilizzare il lavoro sul fronte educativo, che il ddl Zan prospetta, non nella chiave della colonizzazione ideologica, come taluni temono, ma in quella della decostruzione di stereotipi e pregiudizi a tutela della dignità e a servizio della libertà di tutti». Per Padre Costa il Ddl Zan è una «buona legge» che servirà come punto di partenza per risolvere il problema della discriminazione verso una «fraternità e amicizia sociale». Tornando a bomba, ha ragione Mons. Baturi: la Chiesa è tutt’altro che unita su una legge così controversa e discussa.