Ghali è l’uomo del momento: e ne è ben consapevole. Intervistato da Sette – Il Corriere della Sera, il rapper di origini tunisine ha parlato della sua vita, tra ieri, oggi e domani. Figura centrale è indubbiamente la mamma: “Io e lei abbiamo dormito nella stessa stanza, uno di fianco all’altra, fino allo scorso anno. Solo da quando ho comperato la casa abbiamo due stanze diverse: ma non c’era disagio in quella situazione, anzi, era molto intima. Eravamo due compagni di stanza felici, non ci disturbavamo se rientravamo tardi o uscivamo presto, siamo persone che non si lamentano per i rumori, per la musica o la televisione accesa“. Ghali racconta: “Sono cresciuto nella periferia milanese da solo con mia madre, perché mio padre era in prigione. E siccome lui non c’era, le regole in casa le stabiliva lei. Ce n’erano parecchie, era severa, ma nonostante questo non riuscivo ad andare bene a scuola: di questo mia madre soffriva molto“.



GHALI: “MIA MAMMA SOFFRIVA PER I GIUDIZI DEGLI INSEGNANTI SU DI ME…”

Proprio il periodo della scuola, le critiche degli insegnanti, il dolore della mamma, hanno segnato Ghali: “Lei non è stata uno di quei genitori che se ne fregano: veniva a parlare con gli insegnanti e li ascoltava attentissima, loro iniziavano ogni volta a dire che c’erano problemi e lei cominciava a piangere durante i colloqui. Mi dava anche qualche schiaffo in loro presenza. Tutte le volte finiva così e io pensavo: ma perché questi qui non trovano un modo meno duro per parlare di me, lo sanno che mamma ci sta male. Davvero, non capivo. Sognavo una scuola diversa, in cui gli insegnanti non impartivano le stesse nozioni a tutti: desideravo che scolpissero su ogni alunno una lezione su misura. Oggi se passo un paio di giorni con il mio nipotino so esattamente cosa può attrarlo e motivarlo: mancava l’ascolto. Dopo l’ennesimo colloquio andato male, mia madre mi ha proibito di uscire di casa per una settimana: mi ricordo questi pomeriggi di sole forte e io affacciato per ore alla finestra a parlare con i miei amici. Ecco, della mia infanzia ricordo tanto sole, la strada, le ginocchia sbucciate e i muretti da scavalcare per recuperare il pallone“.



GHALI: “SUL RAZZISMO DICO LA MIA: HO MAMMA, UNA GRANDISSIMA FIGA E…”

Sempre dalla mamma ha ereditato la passione per la moda: “In casa siamo sempre stati fissati con la moda e mia madre ci teneva molto che io fossi sempre impeccabile: quando ero piccolo gli immigrati venivano visti in un certo modo, essere in ordine era una garanzia in più per essere integrati. Mi ricordo che mi cambiava anche più volte al giorno: la mia famiglia non aveva titoli di studio e la mentalità era quella del presentarsi bene, anche se i soldi in casa scarseggiavano. Se mi lamentavo per come mi vestiva? No no, mai, casomai erano gli altri che avevano da ridire. Una volta gli insegnanti l’hanno convocata per chiederle come mai io indossavo capi così lussuosi. Pensavano probabilmente che ci fosse qualcosa di losco dietro. Ho sempre amato lo stile di mia madre e il suo modo di abbinare le cose: spesso ci scambiamo gli abiti, indosso i suoi maglioni, i cappelli e gli occhiali. C’è una tuta Jordan in velluto degli anni Novanta che porto sempre“. Ghali è un artista che non ha paura di esprimere il suo punto di vista, anche rispetto ad un tema sensibile come può essere il razzismo: “All’inizio non avevo nulla da perdere quindi ne parlavo. Adesso ancor più di prima: ho i miei soldi, una squadra che lavora per me, mamma al mio fianco, una casa mia, una grandissima figa che mi ama e mi vuole bene anche se domani la mia carriera finisce. Cosa potrebbe togliermi dire la mia… io manco mi aspettavo di comperarmi una casa“.

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