Ghemon e il duro sfogo dopo il ritiro di Sangiovanni

Sangiovanni si è ritirato dalla scena musicale, almeno momentaneamente, con lo scopo di proteggere se stesso e la sua salute mentale. Quanto accaduto ha spostato il focus su un problema molto comune tra i giovani di cui nessuno vuol parlare. A questo proposito, Ghemon si è lasciato andare a un lungo sfogo sui social: “Nessuno parla per paura di ritorsioni, per non passare come quelli frustrati che non hanno un pezzo della torta o peggio ancora a venire esclusi. Ho sempre preferito sorvolare o incassare con stile. Ho molto rimandato, pensando a come sarei passato se avessi scritto una cosa così. Mi va bene passare per qualsiasi cosa tranne che per quello che non ha parlato quando era il momento“.



Il rapper e cantautore italiano continua: “Abbiamo bisogno dei dischi di un altro Tenco, non del suo tragico finale. Lo dico perché magari potevo essere io se non avessi tenuto botta. L’industria musicale attuale promuove un modo di pensare ed agire inquinato dal culto dei numeri e dei sold out che sta determinando più danni di quelli che il pubblico può vedere. Risultati che nascondono un mondo di bugie e false aspettative in cui, purtroppo a rimetterci, sono un sacco di ragazzi.”



Ghemon sul caso Sangiovanni: “L’unico modo per resistere è stare al gioco”

Ghemon fa un’analisi dettagliata di quella che è diventata l’industria musicale oggi, e di quanto possa essere nociva a chi non ha la corazza per affrontarla: “Sistematiche sono pratiche e frasi volte a smontare, se non a distruggere, l’autostima dell’artista per poterlo ridurre a materia senza certezze e perciò più plasmabile. Spesso si tratta di ragazzi giovanissimi che non sono strutturati per tenere botta a certi colpi. Secondo la società delle performance, l’unico modo per resistere e stare al gioco è indossare l’abito che è stato scelto per tutti, perché quello funziona già. Ed ecco che sacrifichi la tua identità: l’uniformità rassicura il cliente ed il conto economico“.



Continua sul caso Sangiovanni: “Tanti sono emotivamente a pezzi. Se non fai quei numeri, non “hai fallito”, ma “sei fallito”. Per loro è lavoro ed a fine giornata finisce. Per te è la vita e viene a dormire con te. Ti fanno pensare che è finito tutto lì e tu non sai che puoi perseguire il tuo successo in mille altri modi che non è andare a Sanremo con il disco zeppo di featuring a tavolino o entrare nella playlist editoriale. Le vie sono mille altre ma non sono spianate. Piuttosto che piangere perché quel grembiulino non ti sta, a un certo punto impari a cucirti un vestito da solo“.