Una sentenza con speranze di appello praticamente nulle: il ghiacciaio dell’Adamello quasi sicuramente sparirà del tutto entro la fine del secolo, portando con sé inevitabili problematiche non solo di natura ambientale, ma anche economiche, se non addirittura culturali e sociali.

Il progetto ClimADA, che si è concluso con un convegno a Brescia martedì 12 marzo, ci ha permesso di studiare il passato, il presente e il futuro del ghiacciaio più esteso e profondo d’Italia. Vediamo nel dettaglio gli esiti del progetto.



Lo studio della carota di ghiaccio

Fino a oggi si pensava che i ghiacciai temperati come l’Adamello non riuscissero a conservare informazioni climatiche e ambientali in modo da permettere una ricostruzione affidabile. Il progetto ClimADA ha invece dimostrato che questi ghiacciai, e in particolare proprio quello dell’Adamello, sono capaci di archiviare dati importanti sugli aspetti del clima e dell’ambiente alpino.



La carota di ghiaccio di ADA270, estratta con la perforazione del ghiacciaio del 2021, è stata analizzata all’EuroCold LAB dell’Università di Milano-Bicocca, ed è stata datata utilizzando un modello età/profondità appositamente costruito per i ghiacciai temperati. Tutti i 224 metri di ghiaccio sono rappresentativi di circa 2.000 anni della storia climatica e ambientale dell’area delle Alpi Centrali, dall’epoca di Cristo ai tempi nostri.

(Credits foto: Juri Baruffaldi)

È stato misurato, sempre al laboratorio EuroCold e in collaborazione con INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare il livello Cesio rilasciato durante l’incidente di Chernobyl a circa 2 metri di profondità nella carota di ghiaccio. Probabilmente oggi, viste le perdite di massa subita dal ghiacciaio negli ultimi 2 anni, sono strati di ghiaccio in fusione. A 65 metri di profondità sono state individuate tracce della Prima guerra mondiale, che si è combattuta proprio sulle cime dell’Adamello.



La misurazione in fibra ottica del ghiacciaio

Nell’ambito del progetto ClimADA, il team del Politecnico di Milano e della sua start up Cohaerentia, con il supporto della società Land & Cogeo, ha svolto attività di monitoraggio del ghiacciaio dell’Adamello, in cui a fine primavera del 2021 erano stati installati diversi cavi sensore a fibra ottica all’interno della perforazione realizzata presso il Pian di Neve.

La sperimentazione effettuata in ClimADA rappresenta la prima installazione realizzata in un ghiacciaio alpino di un sistema di monitoraggio in grado di quantificare profili distribuiti continui di temperatura e deformazione lungo tutta la perforazione. I dati forniti dai sensori a fibra ottica sono stati finora di grande importanza per comprendere come si muove l’intera massa del ghiacciaio e per essere inseriti in un modello termo-fluidodinamico ad elementi finiti, sviluppato dalla squadra dell’Università di Brescia per predire la futura evoluzione del ghiacciaio dell’Adamello.

Le misurazioni indicano una temperatura di poco inferiore a 0° C anche a elevate profondità del ghiacciaio, specialmente durante il periodo estivo, confermando la tendenza all’aumento del tasso di fusione del ghiacciaio dell’Adamello

Il modello matematico: un destino già scritto per l’Adamello

A partire dalle misure effettuate tramite le fibre ottiche, l’Università degli Studi di Brescia ha definito il modello matematico della dinamica del ghiacciaio dell’Adamello composto da un modello di bilancio energetico e di massa sulla superficie e da un modello termo-fluidodinamico del ghiacciaio.

(Credits foto: Michele Rigoni)

Nel dettaglio le misure di accumulo nivale – effettuate in modo sistematico dalla metà degli anni Sessanta nel sistema idrografico del Sarca-Chiese-Oglio – mostrano una diminuzione compresa tra il 5% e il 6% ogni dieci anni rispetto al valore di 800 millimetri di equivalente in acqua misurati al di sopra del 2500 metri in aprile all’inizio del periodo di monitoraggio. Le temperature dell’aria misurate dal 1996 al 2022 presso la diga di Pantano d’Avio, ai piedi del Monte Adamello sul versante lombardo, sono aumentate di circa 0,4°C ogni dieci anni. Il bilancio di massa calcolato nell’ultimo quindicennio marca una perdita media di quasi -2,2 metri all’anno di spessore equivalente in acqua, contro i -1,4 metri all’anno del quindicennio precedente.

Come inevitabile conseguenza di questi fattori, l’estensione areale del ghiacciaio prosegue inesorabile. La superficie del ghiacciaio che nell’agosto 2007 misurava 15,7 km2, nell’agosto 2022 si era ridotta a 13,1 km2, con un ritiro dell’11% ogni dieci anni.

Le misure di bilancio di massa effettuate nel 2022 attestano una perdita media di spessore più che doppia rispetto alla media calcolata dal 1995 al 2009 e in perfetta sintonia con i risultati del modello matematico “bresciano”. Questo modello, inizializzato con le misure di temperatura estiva e invernale – effettuate nel progetto ClimADA con la fibra ottica dal team del Politecnico di Milano – prevede che nell’ipotesi che il clima rimanga quello dell’ultimo trentennio, l’estensione del ghiacciaio dell’Adamello si riduca a pochi ettari a fine secolo. Se si assume che il riscaldamento globale sia quello previsto dagli scenari più ottimisti, corrispondenti a un riscaldamento contenuto al di sotto di 2.0°C rispetto al clima attuale, la sostanziale scomparsa del ghiacciaio avverrebbe prima del 2080.

ClimADA è un’iniziativa co-finanziata da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, insieme a Edison e Valle Camonica Servizi Vendite. Partner del progetto sono, oltre a Fondazione Lombardia per l’Ambiente, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Brescia e la Comunità Montana Valle Camonica/Parco dell’Adamello.

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