Si aprirà quest’oggi a New York uno dei processi più attesi dai media, quello nei confronti di Ghislaine Maxwell, ereditiera britannica che è accusata negli Stati Uniti di aver adescato adolescenti per poi “offrirle” a Jeffrey Epstein, il magnate suicidatosi in cella ad agosto 2019. La procura, come scrive l’Agi, vuole dimostrare che Ghislaine Maxwell, aiutò appunto Epstein a “reclutare, preparare e infine abusare” delle giovani vittime, fra cui alcune non più grandi di 14 anni.



Si tratta di un caso particolarmente rilevante come detto sopra dal punto di vista mediatico, in quanto sono coinvolte, seppur marginalmente, diverse personalità di spicco del mondo della politica ma anche dello spettacolo che erano legate proprio ad Epstein, come ad esempio il principe Andrea, il terzogenito della regina Elisabetta II, quindi il filantropo e miliardario Bill Gates, ma anche l’ex presidente Usa, Bill Clinton. Maxwell ovviamente trema, visto che l’ex campagna del finanziere, considerata una donna colta, di classe, abituata a frequentare il jet set americano, rischia ora ben 80 anni di carcere se dovesse venire ritenuta colpevole dell’attività che aveva lo scopo di soddisfare il tossico bisogno erotico di Epstein.



AL VIA IL PROCESSO VERSO GHISLAINE MAXWELL: LA DENUNCIA DEI FAMIGLIARI E DEGLI AVVOCATI

La 59enne, originaria della Gran Bretagna, è stata arrestata un anno fa, a luglio 2020, e al momento si trova rinchiusa presso la Brooklyn Metropolitan Jail. Dopo il suicidio del suo compagno era sparita per un anno prima di essere stata trovata in una villa nel New Hampshire e messa appunto agli arresti. Ghislaine Maxwell, 59 anni, è figlia del proprietario del tabloid inglese Mirror, fra i più letti oltre Manica, e l’imputata si è sempre dichiarata innocente, ma le è stata negata la cauzione in quanto considerata a rischio fuga visti i suoi numerosi contatti altolocati in varie nazioni.



Una situazione che ha fatto andare su tutte le furie la famiglia Maxwell, e recentemente i suoi fratelli hanno inviato una lettera alle Nazioni Unite, in cui hanno denunciato il fatto che la sua detenzione sia “arbitraria”, sostenendo che è tenuta “erroneamente in isolamento da circa 500 giorni”, e che sono stati violati il diritto alla difesa e la sua presunzione di innocenza. Stessa denuncia da parte dei legali dell’imputata, che parlano di condizioni di detenzione disumane, sorvegliata 24 ore su 24, e ritenuta colpevole ancora prima del verdetto.