Il ricordo di Giacinto Facchetti è sempre molto intenso. Europeo vinto nel 1968 e secondo posto ai mondiali messicani del 1970: questo il palmarès con la Nazionale di Giacinto Facchetti, che oggi avrebbe compiuto 80 anni. Non soltanto la Nazionale Italiana; il nome di Giacinto Facchetti è legato sicuramente all’Inter, club nel quale ha militato per 18 stagioni. Apprezzato sia dentro che fuori dal campo, Gianfranco Bedin, compagno di Facchetti all’Inter, ha rilasciato un’intervista ai colleghi della Gazzetta dello Sport proprio sul compianto Giacinto Facchetti.
Il ricordo di Bedin dei tempi passati all’Inter con Facchetti: «Stiamo parlando di una persona di enorme spessore», spiega Bedin. «Un esempio di rettitudine morale, correttezza, sportività: qualità che valgono più di qualsiasi trofeo. Davvero, abbiamo vissuto un periodo splendido. Con Angelo Moratti presidente, Helenio Herrera in panchina e Italo Allodi come ds. Con gli allenamenti del Mago l’Inter era davvero un club all’avanguardia in Europa». «Di Giacinto mi colpì subito la gentilezza», continua Bedin, «quei tempi nello spogliatoio di una squadra, specie se importante, i più giovani facevano la gavetta. Io mi accostai a Facchetti, un titolarissimo ma lui mi mise subito a mio agio».
Giacinto Facchetti e il soprannome ‘Cipe’
Bedin ha poi raccontato nel corso della sua intervista alla Gazzetta dello Sport, la genesi del soprannome di Facchetti: “Il Cipe”. Un soprannome datogli dal tecnico Herrera attraverso un mix tra italiano e spagnolo. Di seguito le parole dell’ex Inter: «Il nostro allenatore parlava un italiano-spagnolo pieno di parole inventate anche se comprensibili. Trovandosi di fronte Giacinto, Herrera nella presentazione non capì bene il cognome Facchetti e lo trasformò in Cipelletti che poi abbreviandolo diventò ‘Cipe’». Un soprannome storico per la bandiera dell’Inter, che si portò dietro per tutta la carriera.
Non solo carriera da calciatore, anche da dirigente per Giacinto Facchetti. Bedin è stato al suo fianco anche durante quell’avventura: «Facevo l’osservatore quando Giacinto arrivò come presidente. È stato d’esempio anche in quel ruolo. Calciopoli? Giacinto avrebbe trovato le parole giuste per sistemare le cose e inquadrare i fatti nella loro dimensione reale», spiega Bedin.