La fuga di Giacomo Bozzoli dopo la condanna definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio a Marcheno (Brescia) sta assumendo contorni che sfiorano l’incredibile. A partire dalle prime dichiarazioni della compagna, Antonella Colossi, che con lui e il loro bimbo di 9 anni sarebbe partita all’estero giorni prima della decisione della Cassazione e che, appena tornata in Italia con il figlio, avrebbe detto agli inquirenti di aver “perso la memoria” per lo choc della sentenza. Tra i tanti “non ricordo” della sua versione, questa l’ipotesi di chi indaga, si insinuerebbe la volontà di proteggere il compagno dalla cattura dandogli il maggior margine possibile per allungare le distanze che lo separano dal carcere a vita.



Le ipotesi sugli spostamenti di Giacomo Bozzoli latitante sono numerose, e tutte potenzialmente degne di interesse investigativo per via della possibilità che si sia diretto verso nord o sud, dopo una presunta tappa iniziale tra Francia e Spagna, forse sfruttando documenti falsi e addirittura un “nuovo volto”. È su questo ultimo scenario, quasi come in un film, che gli inquirenti starebbero concentrando una fetta consistente di attenzioni: come ricostruisce Il Messaggero, non si esclude che il 39enne possa avere un piano che preveda l’assunzione di una nuova identità e l’uso di stratagemmi per modificare il suo aspetto (ad esempio un cambio di look “incisivo” come taglio netto di capelli, diverso colore e barba). Secondo quanto trapelato, Giacomo Bozzoli potrebbe aver trascorso una decina di giorni tra Cannes, Valencia e Marbella insieme alla compagna e al figlio prima di proseguire da solo forse imbarcandosi su una nave (ma soltanto dopo essersi liberato della Maserati Levante con cui aveva lasciato il nostro Paese).



Giacomo Bozzoli latitante, ricercato: l’ipotesi sui soldi spostati in Svizzera prima della fuga

Nonostante la compagna abbia cercato di “derubricare” la partenza a una “vacanza” in famiglia, quella di Giacomo Bozzoli ad oggi è una vera e propria fuga in cui si innesta lo spettro di un piano pensato nei minimi dettagli per scampare alla giustizia. Sul tavolo di chi indaga ci sono diversi scenari possibili sulla destinazione: dal Marocco al Nord Europa, addirittura oltreoceano. Finora del 39enne non c’è una traccia concreta e nessuna pista è esclusa, compresa quella di presunti complici che potrebbero averne agevolato gli spostamenti almeno in una prima fase, quella in uscita dall’Italia. E c’è anche l’ipotesi di soldi spostati in conti in Svizzera e in paradisi fiscali. Insomma, decine di ingredienti capaci di confezionare un giallo degno del miglior 007.



Tra le maglie delle indagini è spuntata persino un’altra suggestione: che Giacomo Bozzoli, per fingersi altrove, abbia usato una “controfigura” al volante della sua Maserati così da mettere in atto un rocambolesco depistaggio sotto gli occhi delle telecamere di sorveglianza lungo diverse arterie stradali. Quello che finora appare concreto è il tentativo di non scontare l’ergastolo in via definitiva inflittogli all’esito del processo per l’omicidio dello zio, Mario Bozzoli, assassinato l’8 ottobre 2015 nella fonderia di famiglia a Marcheno e gettato in uno dei forni dell’azienda. La compagna avrebbe detto agli investigatori di essere stata con lui fino al 1° luglio, giorno della sentenza: “Abbiamo scoperto in Internet della conferma dell’ergastolo. Poi Giacomo si è allontanato, ma non so dove“. Un racconto che non convince chi indaga e che sarebbe costellato di incongruenze e importanti “vuoti di memoria”. La latitanza di Giacomo Bozzoli sarebbe iniziata con la decisione di lasciare a casa il suo cellulare, ed è anche su questo punto che si concentra l’inchiesta sulla sua sparizione.