Si complica la posizione di Giacomo Bozzoli, ora ufficialmente latitante dopo l’irreperibilità constatata dai carabinieri che avrebbero dovuto condurlo in carcere la sera del 1° luglio scorso, dopo la sentenza di condanna definitiva all’ergastolo emessa dalla Cassazione per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli. Secondo la giustizia italiana, fu il 39enne a ucciderlo nella fonderia di Marcheno (Brescia) dove lavoravano e a disfarsi del cadavere distruggendolo in uno dei forni dell’azienda.



La sua fuga sarebbe iniziata giorni prima, forse addirittura 10, e si sarebbe dileguato con sua moglie e il loro bambino a bordo di una Maserati per raggiungere una destinazione ignota. Giacomo Bozzoli attualmente è ricercato in tutto il mondo dopo che a suo carico, riporta Agi, è stato emesso un mandato di arresto europeo esteso ai Paesi extra-Schengen. Le ipotesi sulla meta sono diverse e tra queste, come ricostruisce la stessa agenzia di stampa, prevarrebbe quella di uno spostamento verso la Francia (scenario alimentato dalla registrazione del passaggio dell’auto nelle telecamere dei varchi di Manerba e Desenzano intorno all’alba del 23 giugno scorso).



L’omicidio dello zio nella fonderia di Marcheno, il processo e la fuga: Giacomo Bozzoli e la famiglia non si trovano

Giacomo Bozzoli, sua moglie e il loro figlio di 9 anni non si trovano. Il 39enne condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio paterno, avvenuto nel Bresciano nel 2015, è stato dichiarato latitante allo scadere delle 48 ore che gli inquirenti gli avevano concesso per costituirsi prima di “scatenare l’inferno e fargli terra bruciata attorno“, ha precisato una fonte investigativa all’Ansa. Non si esclude che ora, sentendosi “braccato” perché destinatario di un mandato di arresto europeo, decida di consegnarsi alle autorità, ma più passano le ore e più questo orizzonte sembra farsi remoto. Fino a ieri, era rimasto un alone di timido ottimismo sull’ipotesi che potesse tornare spontaneamente e costituirsi.



Giacomo Bozzoli è stato ritenuto responsabile della morte di Mario Bozzoli, fratello del padre Adelio che era con quest’ultimo titolare dell’azienda di Marcheno, una nota fonderia, nella quale si sarebbe consumato il delitto. L’imprenditore 52enne sarebbe stato ucciso dentro lo stabilimento la sera dell’8 ottobre 2015, giorno della sua misteriosa scomparsa, e il suo corpo sarebbe stato gettato in un forno per non essere più ritrovato. Il nipote Giacomo Bozzoli, oggi 39enne, all’esito di un processo indiziario è stato condannato al fine pena mai. La Suprema Corte ha confermato a suo carico la sentenza di primo e secondo grado. Secondo la ricostruzione, Giacomo Bozzoli avrebbe agito al culmine di una serie di tensioni sulla gestione aziendale per un movente legato al suo rancore verso la vittima. Scenario che ha sempre respinto, dichiarandosi estraneo alla vicenda, contrariamente a quanto stabilito dai giudici. A pesare sulla sua posizione di indagato prima e di imputato poi, le dichiarazioni della ex fidanzata, diventata testimone chiave nel processo. La donna, che sarebbe stata legata a Giacomo Bozzoli dal 2008 al 2012, riferì agli investigatori di un presunto piano del giovane per uccidere lo zio che “odiava”. Un progetto di morte che, stando al suo racconto, le avrebbe confidato nel tentativo di convincerla a fornirgli un alibi.