GIACOMO PORETTI E IL RUOLO DELLA FEDE: “AIUTA LA MIA FANTASIA, CON L’IRONIA…”

Aldo, Giovanni e Giacomo, ovvero il trio di comici più “normali” che il mondo dello showbiz degli ultimi 30 anni abbia mai “arruolato” al suo interno: tre comici, poi divenuti tre amici e ora tre adulti appena andati in pensione (anagrafica, ma non certo lavorativa”. Intervistato da “La Repubblica” per la Domenica delle Palme parla Giacomo Poretti, il “Giacomino” che tra spettacoli teatrali e podcast sta ri-trovando un’incredibile vena artistica anche dopo i 60 anni: l’idea avuta con Gabriele Allevi e Luca Doninelli di rilevare il Teatro Oscar chiedendo (e ottenendo) l’affitto dalla Diocesi di Milano sta avendo un grande successo e non solo per il fenomenale “Poretcast” che tanti giovani ha avvicinato al mondo del teatro e alle stesse origini del trio.



Giacomo non ha mai nascosto un lungo percorso di conversione al cattolicesimo (assieme all’inseparabile moglie Daniela Cristofori, la famosa “Daniela” del capolavoro “Chiedimi se sono felice”) iniziato molti anni fa e ormai stabilmente al centro del proprio agire sia lavorativo che personale: «Nel mio caso, la fede aiuta la fantasia, la comicità serve a vedere dentro alle cose». Cattolico praticante e tutt’altro che “pentito” delle sue origini proletarie da un lato e comico-intellettuali dall’altro: «Essere comico non impedisce di andare oltre la superficie. L’umorismo è una forma privilegiata di conoscenza, istintiva, non razionale. Lo sguardo comico consente di esplorare nuovi territori. Negli sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo la gente vede i caratteri consolidati dei personaggi: il pignolo, lo smemorato».

“MAI LITIGATO CON ALDO E GIOVANNI PER DONNE O SOLDI, SOLO PER NOSTRI ERRORI”. IL FUTURO DEL TRIO SECONDO GIACOMINO

Nell’intervista a “La Repubblica” Giacomo Poretti conferma la continuazione del fortunato “Poretcast” come pure l’avvio di un nuovo progetto-podcast di nome “Versus”, dedicato ai binomi di Milano: «la Torre Velasca e il Pirellone, con Stefano Boeri e Cino Zucchi, arbitro il sindaco Sala; poi Inter e Milan, con Bergomi e Albertini; poi risotto e cassoeula con due chef; e ancora, Gaber e Jannacci con J-Ax e Gioele Dix, poi Valter Chiari e Gino Bramieri». Ma Aldo, Giovanni e Giacomo non hanno affatto appeso la pellicola al chiodo e stanno valutando nuovi spettacoli e film futuri: «Stiamo leggendo soggetti, sceneggiature, ma è difficilissimo essere originali, occorre valutare attentamente. A breve ci sarà un documentario nuovo su di noi, fa un po’ senso perché siamo ancora vivi. Ma forse è venuto il momento».

Il rapporto con Aldo Baglio e Giovanni Storti è maturato e migliorato sempre più negli anni, pur dopo l’iniziale innamoramento artistico: «In tre facevamo cose strabilianti, ci divertivamo, la creatività fluiva. Lavorando tanto assieme, è nata l’amicizia. Dopo 35 anni il rapporto è maturato. Ognuno ha percorso una sua strada parallela, senza chiudere la vicenda con gli altri due. Grazie al rispetto reciproco profondo, le liti si sono sempre risolte». Litigi particolari non sono mai avvenuti per soldi o per donne, garantisce il piccolo grande Giacomino: «semmai per gli errori artistici», tra cui elenca sicuramente “Fuga da Reuma Park” («è stata un’operazione sbagliata, a metà fra cinema e teatro. Col senno di poi, doveva essere televisivo») e “Il Cosmo sul Comò”. Quando però viene richiesto il segreto del successo del trio ecco che Giacomino va dritto al punto: «Non abbiamo mai frequentato ambienti vip, feste. Siamo rimasti grezzi, rozzi, abbiamo sempre rifiutato gli eccessi. La nostra salvezza è stata questo eccesso di normalità. Le nostre famiglie si sono molto frequentate fino al ’98. Stavamo sempre assieme, facevamo vacanze-lavoro, poi gradualmente ognuno ha anche fatto cose sue. Siamo sempre in contatto, ma Aldo ormai vive in quel paradiso siciliano. Ci vediamo meno».