L’APPELLO DI “GIACOMINO” PORETTI PER I NONNI

Andando come spesso gli accade “controcorrente” ma con toni “docili”, Giacomo Poretti nel suo editoriale sull’Avvenire lancia un appello profondo alla politica e alla società dominate ancora dall’emergenza Covid-19: «Vogliamo allora liberare gli anziani, per favore? Vogliamo regalare loro gli ultimi sorrisi?».



Il tema è quello nobile dell’immortabilità accanto alla necessità di tornare ad una “normalità” negli affetti, decisivi specie per chi da oltre due anni ne è sostanzialmente privato. «Sono sempre stato ammaliato da lei e l’ho anelata fin dai tempi dell’asilo: l’immortalità. Ammaliato a tal punto che la vita senza immortalità non sembra gran che desiderabile», scrive “Giacomino” del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, con tono scanzonato ma tutt’altro che banale nel suo eloquio. «in attesa di indirizzarli verso l’immortalità, gli anziani al tempo del Covid vengono preservati come se fossero dei panda in via di estinzione: se solo capita loro di finire in una casa di riposo, modernamente detta Rsa, e dovesse mai circolare un virus, ecco che immediatamente vengono rinchiusi, sbarrate le porte di accesso e impedito loro di ricevere visite», denuncia il Poretti, preoccupato come del resto chiunque si ritrova con qualche caro anziano in famiglia.



L’ABBRACCIO E LA LIBERAZIONE

Giacomo parla di quella “stanza degli abbracci” inaugurata in alcune Rsa su “spinta” dell’allora commissario Covid Domenico Arcuri, dove molti nonni e nonne sono costrette ad un divisorio di plastica trasparente. Certo, è fatto per la loro sicurezza data la fragilità per la pandemia, ma il rischio è quello di ottenere un effetto forse peggiore alla lunga del Covid: «Questo ‘condom degli abbracci‘ non è la stessa cosa di un abbraccio vero, così come è diverso quell’altro tipo di abbraccio senza la protezione di lattice: lo sanno tutti, persino i nonnini e le nonnine. Forse chi ha redatto questi regolamenti non sa che quando sei un ospite di una Rsa ti importa solo di vedere i tuoi figli, e più ancora i tuoi nipoti». È l’affetto, la carnalità, l’abbraccio che può realmente dare quella “goccia di immortalità” alla persona anziana ormai sul calare della propria esistenza. Giacomo Poretti parla dunque di “liberazione” vera e propria dei nonni, «Vogliamo consentire ai nonnini e alle nonnine di farsi accogliere nell’abbraccio di carne dei loro figli? A furia di proteggerli li stiamo condannando a una doppia reclusione, come se la vita fosse solo il suo prolungamento, senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade. In questo modo li priviamo dell’affetto e del calore, cioè la cosa più importante della vita, e la cosa che più desiderano i nostri nonnini». E chi non può riconoscersi in quelle parole dell’attore-comico quando parla dei rischio che i nostri cari nonni ci “mentano” sulle loro reali necessità: «Quando sei un ospite di una Rsa non ti accontenti più di una telefonata: vuoi andare a dormire dopo che hai ricevuto l’abbraccio dei tuoi figli. Loro non lo dicono, perché i nonnini e le nonnine tendono sempre a dire che non hanno bisogno di niente, ma più si diventa vecchi e più si diventa bugiardi riguardo alla propria salute. Per favore, prima di pensare a vivere fino a 135 anni, vogliamo rendere dignitoso e piena di caloroso significato la vita degli ultraottantenni?».

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