GIACOMO PORETTI: “NOSTRI SKETCH CON ALDO E GIOVANNI IMPOSSIBILI CON IL POLITICAMENTE CORRETTO DI OGGI”
Dal trio comico “Aldo Giovanni e Giacomo” alla poesia e al teatro, fino agli spassosi e mai banali “PoretCast”: è Giacomo Poretti detto Giacomino a venire intervistato nell’ultimo numero di “Panorama”, con uno stralcio importante pubblicato oggi in esclusiva da “La Verità”. Tanti i temi sul tavolo, a cominciare dal disastro del politicamente corretto nel mondo moderno, tornando con la memoria agli inizi della carriera, e concludendo con una riflessione personale sul rapporto tra l’anima e la sua città, Milano.
Tutto contenuto nel libro in uscita in questi giorni “Un allegro sconcerto” dove Giacomo riunisce i vari interventi fatti sui giornali in questi ultimi anni: dal duo con la ex moglie Marina Massironi all’incontro folgorante con l’altro “duo”, Aldo Baglio e Giovanni Storti e fino a 33 anni passati insieme di una carriera ancora tutt’altro che conclusa. Giacomo Poretti traccia un primo bilancio svelando ad esempio il perché di quel nome senza ordine alfabetico: «in ordine di altezza sì: dal gigante siculo Aldo al sottoscritto, passando per Giovanni, poco più alto di me». Il secondo e felice matrimonio con Daniela Cristofori (per i grandi appassionati, è proprio lei la Daniela di “Chiedimi se sono felice”) e poi l’approdo alla direzione del Teatro Oscar di Milano, grande sogno del Poretti “maturo” che però non rinnega nulla, neanche il “grande Tafazzi”: ciò che invece a Giacomino proprio non va giù è l’atteggiamento della comicità oggi dove spesso a far da padrone vi è il politicamente corretto, «è una rovina», tanto che molti degli sketch con Aldo e Giovanni oggi sarebbero quasi impensaibili, quasi «impossibili».
GIACOMINO PORETTI E I RISCHI DELLA MILANO DI OGGI: “NON SI CHIEDE SE HA UN’ANIMA”
Per Giacomo Poretti gli anni Ottanta e Novanta sono stati la vera epoca d’oro per gli spettacoli live, dove tutto passava per piazza, cabaret, teatro, mentre ora esiste quasi solo la rete: «Dà l’illusione della democrazia, del facile raggiungimento di immense platee, ma è sparito il contatto diretto quasi corporeo con il pubblico. È un altro mondo, anche se so bene che noi e altri possiamo riempire i teatri».
Ma più della rete è il politicamente corretto la vera sciagura di questi tempi: secondo Poretti, «alimenta un pericolo enorme: l’autocensura». Se infatti in passato la censura ha chiuso la bocca a Giovanni Testori, Dario Fo, persino a Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello – «è riprovevole, meno male che quelle forbici non tagliano più» – oggi il comico secondo Giacomo, «si censura da solo, spaventato dal rischio di superare i confini angusti del politicamente corretto». Nel corso del dialogo su “Panorama” Giacomo parla del suo particolare rapporto con la città di Milano, croce e delizia: «oggi la vedo con tanti specchietti e molto vuoto». Per il comico di Legnano ha ragione l’arcivescovo Delpini sulla crisi che sta vivendo la città di Milano: «La città dell’happy hour e della moda, della settimana del comodino (così io chiamo la Design Week), corre a tremila all’ora ma non sta riflettendo su dove stiamo andando e se ha un’anima. Non è questione di destra o sinistra. Ma di domande fondamentali, spirituali». In termini di “confessioni intime”, Giacomo non ha nessun problema a dirsi cattolico, «mi sono formato in famiglia e in oratorio. Ma non esiste una fede senza dubbi. Da giovane mi sono perso, sono stato di estrema sinistra. Dopo il rapimento Moro ho capito che non era quella la mia strada».