Chi è Giacomo Puccini? Le opere

“Turandot”, “Tosca”, “Madama Butterfly”, “Nessun dorma” e “La Boheme” sono certamente tra le opere più importanti di Giacomo Puccini, uno dei compositori che vengono celebrati ancora oggi e che è entrato di diritto nella storia del nostro Paese. Ma tra i suoi lavori ce n’è uno che tende spesso a essere dimenticato e che invece dimostra il grande affetto che lui aveva nei confronti della nostra Italia, un inno a Roma realizzato nel 1919, tre anni prima dell’avvento del fascismo.



L’idea gli era venuta in occasione di un anniversario particolare, quello del 21 aprile, considerato il giorno della fondazione di Roma. L’obiettivo che si voleva prefiggere, grazie anche al testo a cura di Fausto Salvatori, era quello di sottolineare il destino egemonico ed eterno della nostra capitale.

Giacomo Puccini resta uno dei grandi della musica: perché è amato

L’inno a Roma era un’opera che era stata commissionata dalle autorità di Roma per celebrare le vittorie che erano state ottenute negli ultimi mesi del conflitto mondiale. La vena artistica di Puccini qui si era espressa al meglio, al punto tale da arrivare a comporre la musica in soli quattro giorni. Il riscontro positivo era stato immediato, anche se ben presto era caduta nell’oblio. Proprio il particolare periodo in cui era stata realizzata l’aveva infatti portata a essere considerata come un inno al fascismo.



Non tutti sanno però che proprio una delle opere più amate di Puccini, la “Turandot“, è rimasta incompiuta. La stesura era andata avanti per ben quattro anni, con l’obiettivo di parlare dell’amore come redenzione e felicità, cosa che lui non aveva mai fatto prima. Ma proprio quando lui era arrivato alla fase terminale del lavoro non è riuscito a concluderlo. L’uomo, infatti, soffriva di un tumore alla gola; in seguito a un intervento chirurgico aveva poi avuto un infarto ed è spirato.

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