Nello studio a Storie Italiane, la giovane Giada Vitale, ragazza della provincia di Campobasso che ha denunciato gli abusi in sagrestia da parte di un prete, don Marino, ha aggiornato sul responso del processo a carico del sacerdote. “Il sacerdote è stato condannato – quindi la sentenza ora è irrevocabile – a 4 anni e 10 mesi di reclusione per aver abusato di me quando avevo dai 13 ai 14 anni”, ha raccontato Giada al cospetto di Eleonora Daniele. Una sentenza a metà, come spiegato dalla ragazza che ha proseguito: “poi dai 14 anni la procura ha disposto l’archiviazione per la seconda volta”. Per questa decisione, ha spiegato, “sono contenta ma solo in parte. Trovo che io sia stata vittima di una giustizia parziale, questa sentenza mi dà la spinta per poter continuare a combattere in altre sedi”. La giovane ha poi ripercorso, non senza difficoltà, la sua vicenda personale iniziata sin dal 2008, l’anno in cui entrò a far parte del coro parrocchiale come organista.
GIADA VITALE, DON MARINO CONDANNATO
A Storie Italiane Giada Vitale ha spiegato come è avvenuto il primo incontro con don Marino: “è stato in sagrestia quando è successo tutto, ma preferirei non parlare di questi fatti…”, ha commentato. La giovane è stata a sua volta accusata di essere stata lei, a 13 anni, a sedurre un uomo di 55 anni. “Secondo voi è possibile?”, ha domandato in studio. L’imputazione a carico del prete è di atti sessuali su minore e non violenza sessuale, “sono contenta parzialmente perchè non hanno preso in considerazione le violenze subite quando avevo 14 anni e fino a 17 archiviate a febbraio per la seconda volta”, ha aggiunto Giada, che ha aggiunto “questi fatti hanno suscitato anche l’interesse nel parlamento e della sezione giustizia”. Il prete anche dopo la condanna, secondo la ragazza, si troverebbe sempre nel monastero, “è ancora sacerdote non è stato ridotto allo stato laicale e ha continuato a dire messa. Il vescovo dice che con me ha vissuto una esperienza, una storia… io ho una registrazione di questo”, ha chiosato, lasciando tutti interdetti.