Non ricorda precisamente cos’è successo, ma Andrea Favero, fermato per l’omicidio della fidanzata Giada Zanola, ha ammesso la lite nell’interrogatorio davanti al pm. Più volte ha dichiarato di non avere memoria di quanto accaduto nei pressi della ringhiera del cavalcavia sull’autostrada A4, non lontano dalla loro casa a Vigonza, da dove la ragazza è precipitata. Per il pm Giorgio Falcone la ragazza è stata spinta dal compagno, che però ha riferito di avere dei vuoti. Ricorda che erano a casa e che lì è scoppiata la lite, poi la fidanzata si sarebbe allontanata a piedi verso il cavalcavia, distante un chilometro dall’abitazione, quindi Andrea Favero si è messo in auto per seguirla e raggiungerla, con l’obiettivo di riportarla a casa.
Questa la versione dell’uomo, il quale ha ammesso che la lite è proseguita con Giada Zanola che gli avrebbe urlato addosso, come pare capitasse spesso negli ultimi tempi, inoltre lo avrebbe minacciato di non fargli più vedere il figlio di tre anni, che il 38enne definisce la sua ragione di vita. A quel punto sarebbero scesi dal veicolo, ed è a questo punto che i ricordi dell’uomo si offuscano. “Non ricordo se e come ho reagito“. Ad esempio, non ricorda neppure se siano saliti sulla ringhiera.
LA “MESSINSCENA” DI ANDREA FAVERO
Andrea Favero, dunque, non ha confessato l’omicidio della fidanzata Giada Zanola, però avrebbe provato a interferire con le indagini, in quanto avrebbe mandato un messaggio sul cellulare della compagna, rimproverandola di essere andata a lavoro senza salutare né lui né il figlio. Inoltre, avrebbe scritto anche alla madre, a cui avrebbe detto di aver trascorso una notte tranquilla. La sua versione, comunque, non è ritenuta credibile dagli investigatori, a cui l’uomo ha dichiarato di essere ancora innamorato della ragazza e che le liti violente degli ultimi tempi erano attribuibili a lei, da cui provava solo a difendersi.
Nel provvedimento di fermo la procura di Padova parla anche di una messinscena di Andrea Favero, il quale avrebbe anche effettuato una chiamata al cellulare della vittima. Favero avrebbe anche simulato di aver saputo della morte della compagna dopo aver visionato un messaggio in una chat di quartiere e di aver sperato che stesse bene quando è arrivata la polizia. Rientrerebbero nella messinscena anche alcuni messaggi che l’uomo avrebbe mandato ad un’amica di Giada Zanola, a cui avrebbe fatto intendere di non sapere niente di cosa le era successo. Inoltre, durante le sommarie informazioni non aveva riportato la lite e quanto poi dichiarato nell’interrogatorio.
LE TESTIMONIANZE DI AMICI E PARENTI DI GIADA ZANOLA
Nelle ultime ore è emerso che Giada Zanola e Andrea Favero dovevano sposarsi a settembre, ma la donna aveva deciso di annullare le nozze: un amico dell’uomo a La Vita in Diretta ha raccontato che lei non se la sentiva più e che lui era geloso e possessivo. Un’amica della vittima ha rivelato che quest’ultima aveva paura del fidanzato e ha messo a verbale anche di aver visto foto di ecchimosi dopo l’ultima lite e che le discussioni erano ormai quotidiane e nascevano anche per questioni economiche.
Di liti costanti ha parlato anche la mamma dell’indagato e c’è un testimone che sostiene di aver ricevuto confidenze da Giada Zanola sulle condotte aggressive di Andrea Favero culminate in almeno due episodi in cui l’uomo l’avrebbe afferrata per il collo; anche lui sostiene di aver visto foto dei lividi sul corpo di Giada Zanola. Per il pm, Favero avrebbe accusato una serie di “colpi” che lo avrebbero caricato fino al punto di esplodere uccidendo la fidanzata: l’annullamento delle nozze sarebbe uno di questi, ma anche i problemi economici, la vita da separati in casa e una relazione parallela instaurata dalla vittima.