Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci sono i tre componenti della Gialappa’s Band, un’unica voce, ma identità che spesso rimangono nell’ombra: “Siamo famosi da 35 anni, ma in strada nessuno ci riconosce. Non ci rompono le balle con i selfie e gli autografi, per cui va benissimo così”, hanno raccontato in una intervista al Corriere della Sera.
La loro carriera è iniziata nel 1985 con un programma su Radio Popolare dal nome Bar Sport, in cui in principio non c’era molto spazio per le risate. “I giornalisti lì erano teoricamente seri ma in realtà erano tifosi. Noi invece eravamo tifosi dichiarati”. La svolta arrivò col Mondiale dell’anno successivo. “Dalla regia avevano stabilito che ci dovessimo dividere le squadre per cui tifare. Veniva una schifezza. Raccontammo Francia-Canada dicendo qualsiasi cag*ta e ovviamente ebbe un successo travolgente”. Da lì la chiamata a Mediaset per . Non molti, però, sanno che in quel periodo la Gialappa’s Band aveva più di tre componenti. C’era infatti anche Sergio Ferrentino, che li abbandonerà poco dopo. “Ci trovammo tutti e quattro a fare gli autori e dei piccoli filmati all’interno di uno dei programmi più brutti che la storia della televisione possa ricordare. Si chiamava Quel fantastico tragico venerdì con Paolo Villaggio e Carmen Russo e chiunque altro. Un autentico minestrone”.
Gialappa’s Band: “Famosi da 35 anni, ma nessuno ci riconosce”. La carriera
La carriera della Gialappa’s Band, che è famosa da 35 anni, prende tuttavia il volo con la nascita del “Mai dire”. Il primo programma realmente loro fu Mai dire Banzai. “Cercavamo idee per un titolo. Quell’anno c’era un film di James Bond con Sean Connery: Mai dire mai. Ai giornalisti dicevamo “Tutti quanti cambiano i titoli e rifanno lo stesso programma. Noi invece facciamo programmi sempre diversi e allora teniamo il titolo uguale””, hanno raccontato al Corriere della Sera.
I conduttori che hanno affiancato in questi anni il trio composto da Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci sono davvero tanti. “Noi fondamentalmente siamo tre “spalle”, abbiamo bisogno del capocomico da dileggiare. È come il pubblico nel varietà di un tempo”. Gli esiti più o meno fortunati. “Il nostro meccanismo di base è il presentatore che fa o dice una minc*iata e noi che gli diciamo “Ma cosa stai dicendo, pi*la!”. Avemmo un problema quando prendemmo come conduttore di Mai dire gol Gioele Dix, perché Gioele ha una comicità intelligente, raramente dice caz*ate e quindi non c’era il batti e ribatti. Veniva da dire sì ha ragione e quindi non funzionava. Lo cambiammo e mettemmo Bisio. Se c’è uno che sa fare il cogl*one meravigliosamente è Claudio”. Sul conduttore ideale, tuttavia, non hanno dubbi: il mago Forrest.