Giampaolo Amato condannato all’ergastolo: è la decisione della Corte d’Assise di Bologna all’esito del primo grado di giudizio a carico dell’ex medico della Virtus accusato di aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata, e la suocera, Giulia Tateo, con un mix di farmaci. Quest’ultima morì 22 giorni prima della figlia e secondo i giudici il decesso fu causato dall’azione dell’imputato, noto professionista da sempre dichiaratosi estraneo ai fatti contestati.
La sentenza sarebbe stata emessa dopo una camera di consiglio durata 6 ore, riporta Ansa, e riguarda una vicenda che ha scosso profondamente le cronache. Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, sarebbe stata uccisa tra il 30 e il 31 ottobre 2021 poche settimane dopo la perdita della madre 87enne.
Le parole di Giampaolo Amato prima della sentenza di condanna all’ergastolo
Giampaolo Amato, stando all’accusa, avrebbe agito per disfarsi degli “ostacoli” ad una relazione extraconiugale che aveva intrapreso. L’uomo avrebbe invece detto che sua moglie era a conoscenza di tutto e che lui non avrebbe avuto alcun interesse ad ucciderla: “Isabella mai mi avrebbe cacciato di casa. Non ha mai avuto paura di me“, un passaggio delle spontanee dichiarazioni in aula, a ridosso della sentenza che poi lo avrebbe condannato all’ergastolo.
Giampaolo Amato ha ribadito la sua innocenza, sostenendo di non aver mai commesso reati né usato violenza. La difesa ne aveva chiesto l’assoluzione, ma i giudici della Corte d’Assise di Bologna non hanno creduto alla versione dell’imputato. Per gli inquirenti, le morti di Giulia Tateo e Isabella Linsalata sarebbero dei “delitti identici”. Nei corpi delle due donne, rispettivamente suocera e moglie dell’imputato, sarebbero state trovate tracce di quel mix di farmaci, un anestetico e benzodiazepine, che per l’accusa fu somministrato proprio da Giampaolo Amato con un preciso intento omicidiario.