Il medico 64enne di Bologna Giampaolo Amato resta in carcere. Il Riesame avrebbe respinto il ricorso della difesa confermando la custodia cautelare disposta nelle scorse settimane a carico dell’uomo, indagato per l’omicidio della moglie Isabella Linsalata a Bologna. Secondo l’accusa, sarebbe l’assassino della donna, trovata senza vita in casa nell’ottobre 2021 e inizialmente creduta morta per cause naturali. Il sospetto degli inquirenti è che Giampaolo Amato le abbia somministrato farmaci non prescritti con l”obiettivo di liberarsi di lei e vivere la sua relazione extraconiugale alla luce del sole. Nell’inchiesta anche un focus sulla morte della suocera del medico, Giulia Tateo, deceduta 22 giorni prima di sua figlia Isabella Linsalata: chi indaga, riporta Il Resto del Carlino, non escluderebbe che l’anziana possa aver subito lo stesso trattamento con le stesse sostanze.



Giampaolo Amato, secondo i giudici del Tribunale del Riesame di Bologna chiamati a valutare l’istanza di scarcerazione della difesa, potrebbe uccidere ancora. Il rischio di reiterazione del reato sarebbe concreto e per questo il ricorso dei legali del medico sarebbe stato respinto. Tra i motivi della decisione, riporta Ansa, la possibilità che Amato agisca ai danni della ex amante e della cognata. Quest’ultima, sorella di Isabella Linsalata, avrebbe contribuito in modo importante alle indagini fornendo agli inquirenti un reperto potenzialmente determinante. Per capirne l’entità, occorre riavvolgere il nastro della storia al 2019, a quando la moglie di Giampaolo Amato, preoccupata per una strana “narcolessia” che l’avrebbe colpita, si sarebbe sottoposta ad analisi con evidenza di alti livelli di benzodiazepine. Proprio la sorella della donna, sospettando che fosse stata “avvelenata” con un mix di medicinali, avrebbe conservato una bottiglia di vino recuperata a casa della coppia e l’avrebbe poi consegnata agli investigatori dopo la morte della sorella. Gli accertamenti avrebbero rilevato tracce di benzodiazepine, le stesse sostanze individuate in sede autoptica dal medico legale.



Giampaolo Amato resta in carcere, per il Riesame avrebbe cercato il “delitto perfetto”

Secondo il Tribunale della Libertà, il medico di 64 anni Giampaolo Amato, accusato di aver ucciso la moglie il 31 ottobre 2021 con un mix di farmaci, avrebbe agito contro Isabella Linsalata lontano dallo scenario di un “impulso irrefrenabile”. Secondo quanto indicato dai giudici nei motivi del rigetto del ricorso della difesa – che ne avrebbe chiesto la scarcerazione -, riferisce Ansa, l’indagato “ha freddamente organizzato un omicidio che si avviava ad essere ‘il delitto perfetto’“.



Da questo, e dal rilevato rischio di reiterazione del reato, deriverebbe la decisione del Riesame di confermare la custodia in carcere stabilita dopo l’udienza del 24 aprile scorso a carico di Giampaolo Amato. Stando alla lettura del Tribunale, l’uomo potrebbe commettere altri crimini e ciò potrebbe tradursi in azioni nei confronti della donna con cui aveva una relazione, sua ex amante che poi lo avrebbe lasciato, e della cognata che avrebbe contribuito a inchiodarlo alla cornice del sospettato custodendo la bottiglia trovata a casa della coppia. Amato, secondo i giudici, potrebbe colpire nuovamente “per gelosia o per vendetta” e per questo non può uscire di prigione.