Giampaolo Amato, medico di Bologna finito in carcere con l’accusa di aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata, e poi indagato anche per la morte della suocera, Giulia Tateo, deceduta 22 giorni prima della donna, nell’ottobre 2021, si difende. Secondo quanto riportato da La vita in diretta, l’uomo avrebbe fornito la sua versione agli inquirenti dicendosi estraneo ai fatti e sostenendo di non averle mai somministrato farmaci. L’inchiesta, riporta Il Resto del Carlino, punterebbe proprio all’ipotesi che le due donne possano essere decedute a seguito della somministrazione di massicce dosi di benzodiazepine e di un anestetico ospedaliero. Entrambe furono trovate senza vita nel loro letto a poche settimane di distanza, inizialmente credute morte per cause naturali.



Secondo la ricostruzione a carico di Giampaolo Amato, il medico avrebbe agito per vivere alla luce del sole la sua relazione extraconiugale con un’amante molto più giovane, ma gli inquirenti sospetterebbero che il medico avrebbe potuto reiterare il reato meditando di uccidere anche quest’ultima perché, come emerso durante le indagini, avrebbe interrotto il loro rapporto e avrebbe potuto rappresentare un “pericolo” in quanto insospettita dai comportamenti dell’attuale indagato.



La versione di Giampaolo Amato, medico sospettato della morte di moglie e suocera a Bologna

A riportare stralci della versione di Giampaolo Amato, resa agli inquirenti in sede di interrogatorio, è il programma La vita in diretta, condotto su Rai 1 da Alberto Matano. Secondo quanto emerso, il medico, noto e stimato oculista, avrebbe negato ogni addebito sostenendo di non aver ucciso sua moglie, Isabella Linsalata, trovata senza vita in casa il 31 ottobre 2021 esattamente 22 giorni dopo il decesso dell’anziana madre, Giulia Tateo. Il sospetto, riporta Ansa, è che Amato possa aver agito anche contro la suocera e per questo risulterebbe indagato anche in merito al decesso della stessa.



Giampaolo Amato si dichiara innocente, negando le accuse nei suoi confronti: “Non ho commesso nessuno dei reati contestati. Mi sono innamorato di un’altra ma non ho ammazzato Isabella. Non detengo farmaci di quel tipo e non li ho mai presi dall’ospedale dove lavoro“. Secondo la sua versione, Isabella Linsalata avrebbe assunto volontariamente i medicinali oggi sotto la lente degli investigatori. Nel 2019, la donna si sarebbe sottoposta ad analisi perché affetta da una strana narcolessia e, all’epoca, sarebbero stati rilevati alti livelli di benzodiazepine. “Mi raccontò – avrebbe dichiarato a tal proposito Giampaolo Amato – che si era sottoposta a degli esami in cui risultava che aveva elevati valori di farmaci, ma non so esattamente quale molecola. Lei minimizzò molto la cosa, ma io le chiesi come mai avesse dei dosaggi alti, mi ero preoccupato. Mi ha detto che prendeva poca roba per stare un po’ calma“. La sorella di Isabella Linsalata, sospettando che la donna fosse stata “avvelenata” con un mix di sostanze, ricostruisce La vita in diretta, allora conservò una bottiglia di vino recuperata a casa della coppia e l’avrebbe poi consegnata agli investigatori dopo la morte della donna. Un reperto che potrebbe rivelarsi preziosissimo per ricalcare l’accaduto, dato che gli accertamenti avrebbero evidenziato tracce di benzodiazepine, le stesse sostanze rilevate poi dal medico legale in sede di autopsia.