Compie oggi 92 anni una leggenda della Juventus e del calcio italiano, Giampiero Boniperti. Nasceva infatti il 4 luglio del 1928 quel giocatore che indossò la casacca bianconera per 15 anni, fra il 1946 e il 1961, vincendo cinque scudetti e due Coppe Italia, con l’aggiunta di una classifica capocannonieri nel ’47-’48. Fu sfortunata l’esperienza in campo internazionale, sia con addosso la casacca della Signora, quanto con quella della nazionale italiana (con cui disputò 38 gare), ma Boniperti resta senza dubbio uno dei giocatori offensivi più grandi dell’epoca. Sono più di 400 le partite disputate con la casacca juventina addosso, mentre i gol totali sono 178, meno di una rete ogni tre match. Facente parte del famoso Trio Magico assieme a John Charles e Omar Sivori, divenne presidente onorario della Juventus nel 2006, dopo la famosa estate di Calciopoli, dopo aver ricoperto diversi ruoli dirigenziali all’interno del club torinese.



GIAMPIERO BONIPERTI COMPIE OGGI 92 ANNI: ALCUNI SUOI CURIOSI ANEDDOTI

Eurodeputato al Parlamento europeo negli anni ’90, Boniperti era soprannominato Marisa per via della sua capigliatura, dei boccoli biondissimi. Diversi gli aneddoti che lo stesso ex attaccante juventino ha raccontato nel corso degli anni, come ad esempio quello svelato dal giornalista Maurizio Pistocchi sul suo profilo Twitter, riferito al periodo in cui Boniperti era presidente bianconero: “Il 16 maggio 1976 successe che il Torino, pareggiando in casa con il Cesena, vincesse il suo 7° scudetto. La Juve, battuta a Perugia, arrivò seconda Boniperti mise la foto di quella sconfitta nel suo studio, per mostrarla a tutti i giocatori che chiedevano aumenti di stipendio”. Simpatico anche l’episodio riguardante Ludovito Tubaro, stopper del Legnano: “Una domenica – raccontava Boniperti – mi entra a catapulta sulla caviglia e rischia di spezzarmela. Esco, mi medicano, rientro. Lo aspetto. Palla sopra la testa e gran botta, gran goal. Lo cerco e gli faccio il gesto dell’ombrello: ‘Tubaro, tiè’. Mi ha inseguito fin sotto la doccia. Un giorno, che ero ancora europarlamentare, squilla il telefonino. Era lui. Quasi mezzo secolo dopo. Quel pomeriggio, l’avrei ammazzato. Quel giorno, l’avrei abbracciato”.

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