L’ex commissario tecnico della nazionale italiana, Giampiero Ventura, è stato intervistato dai microfoni del Corriere della Sera e nell’occasione il tecnico si è tolto qualche sassolino dalle scarpe alla luce della mancata qualificazione ai mondiali in Qatar. “A Palermo, dopo la sconfitta con la Macedonia del Nord, il presidente Gravina era seduto accanto a Mancini – le parole dell’allenatore ligure – io a San Siro ero solo, l’unico colpevole. Non l’ho mai trovato giusto”. Secondo Ventura, nonostante la vittoria del campionato europeo la scorsa estate, c’erano stati già dei segnali negli scorsi mesi che qualcosa non andava nella nazionale italiana di Mancini: “C’erano stati dei segnali – racconta ancora – negli ultimi mesi. Si faceva troppa fatica a far gol. Durante l’Europeo la squadra era coraggiosa, bella in alcune giocate, leggera. Contro la Macedonia quelle sensazioni sono diventate fatica, affanno, timore. Hanno perso certezze”.



Qualcosa di simile a quanto accaduto durante la famosa sfida contro la Svezia: “Per certi versi sì – prosegue Ventura – a il contesto era completamente diverso. Prima dei playoff la mia Nazionale era già contestata. Eppure io sono uscito con Svezia e Spagna, ma non mi piace fare comparazioni. Se poi penso a certe immagini: per esempio Gravina a Palermo era vicino a Mancini, al suo allenatore, gli ha dato sostegno”, ha ribadito l’ex ct azzurro.



GIAMPIERO VENTURA: “NEL 2017 C’ERA UN SOLO COLPEVOLE…”

E ancora: “Ho sorriso in questi giorni leggendo alcune dichiarazioni, qualche giornale. Nel calcio può succedere la caccia ai colpevoli. Nel 2017 ce ne era solo uno. Trovai scorretto dovermi prendere tutte le colpe. Ma ormai l’ho superato, spero che l’Italia torni presto tra le migliori squadre del mondo”. In ogni caso il calcio italiano ha bisogno di un profondo “restyling”: “Bisogna dare più importanza ai settori giovanili – dice Ventura ripetendo un leit motiv che ormai da anni si ripresenta puntuale dopo ogni fallimento della nazionale – deve prevalere la tecnica sulla tattica. Prima alle scuole calcio i ragazzini passavano ore col pallone tra i piedi, la tattica era l’ultimo dei problemi. Se non hai la tecnica come fai a giocare”.

Leggi anche

Roberto Mancini ricorda Eriksson "Io e Vialli allenatori grazie a lui"/ "Nell'ultima telefonata mi ha detto…”