Torna a parlare dopo anni di silenzio Giampietro Manenti, l’ex proprietario del Parma che finì agli arresti, con susseguente assoluzione. Quella del 2014-2015, come sottolinea Goal.com, viene ricordata dai tifosi gialloblu come una delle stagioni più caotiche di sempre della gloriosa storia del club emiliano. Del resto si chiuse con una retrocessione in Serie B, quindi il fallimento societario e la ripartenza fuori dai professionisti, in Serie D. E fra i protagonisti di quella vicenda per certi versi ancora poco chiara, vi era proprio Giampietro Magnenti, che acquistò il Parma ad una cifra simbolica, solo un euro, accollandosi però tutto il debito del club.
Ma quello che sembrava essere un salvataggio storico, alla fine non si verificò, visto che lo stesso neo proprietario finì dietro le sbarre con l’accusa di rempiego di capitali illeciti. Ed oggi cosa fa Magnenti? Ne ha parlato con il quotidiano Repubblica, spiegando di allenare i giovani in provincia di Monza, a Limbiate: “Alleno i ragazzi dell’età di mio figlio più piccolo, il terzo – le parole a Repubblica – ha 14 anni. La più grande lavora, quello di mezzo va all’università. Li ho avuti da tre donne diverse, sono stato un po’ sportivo, diciamo, con due di loro vado d’accordo”. Quindi Magnenti aggiunge: “Avevo qualche soldo da parte, per il resto mi aiutano gli amici. Dopo quel che è successo a Parma, è cominciato il declino. Essere descritto come un delinquente ha creato diffidenza”.
GIAMPIETRO MANENTI: “PESAVO CENTO CHILI E GUIDAVO UNA SKODA…”
E ancora: “Pesavo cento chili, venti più di oggi. Non dormivo la notte. Guidavo una Skoda nuova di pacca, ma dai giornali fu descritta come un catorcio. E dire che per il mio stile casual mi soprannominavano Marchionne. Come provocazione, indossai una vecchia giacca di mio nonno. Mi mancava un dente, li stavo sistemando”.
Magnenti si interessò anche all’acquisto del Genoa: “Avevo un piano per riqualificare lo stadio. Con quali soldi? Facevo da tramite. Avevo la fiducia delle banche”. In ogni caso l’ex imprenditore ci tiene a precisare una cosa sulle sue accuse: “Dell’inchiesta non ho più saputo nulla. Il mio avvocato, al tempo già anziano, non esercita più. Nel 2016 la corte federale della Figc mi ha assolto da tutte le accuse. Intanto, però, mi sono fatto sei mesi ai domiciliari e 18 giorni a San Vittore, esperienza che non auguro nemmeno ai cani. Sono stato condannato solo una volta per aver menato uno che voleva estorcermi denaro”.