GIAN PAOLO SECHI, BRACCIO DESTRO DEL GENERALE DALLA CHIESA
Chi è Gian Paolo Sechi, già agente segreto del Sisde ed ex componente del Nucleo Antiterrorismo di Carlo Alberto dalla Chiesa? Questa sera, in prima serata su Canale 5 (nella fascia prime time a partire dalle ore 21.20) andrà in onda la fiction tv in due puntate “Il Generale dalla Chiesa” per la regia di Giorgio capitani: la produzione targata 2007 verrà riproposta dalle reti Mediaset in vista del 41esimo anniversario della morte dell’ex prefetto e militare dell’Arma dei Carabinieri, barbaramente ucciso da Cosa Nostra nell’attentato del 3 settembre 1982 assieme all’allora moglie, Emanuela Setti Carraro e a un agente della scorta, Domenico Russo. E oggi, a distanza di tanti anni, il ricordo della lungimiranza del Generale e del suo sacrificio quale servitore dello Stato è affidato al suo 82enne ex braccio destro. Scopriamo qualcosa in più su di lui.
Croce d’Argento al Merito dell’Arma e una lunga carriera al servizio dello Stato, oggi Gian Paolo Sechi è ricordato come uno dei componenti principali del team di ‘007’ che Carlo Alberto dalla Chiesa creò contro le BR, e non solo. Generale di Corpo d’Armata e laureato anche in Scienze Strategiche, oggi è ancora il testimone di quella stagione e del coraggio del suo ex numero uno che nel 1974, dopo essersi occupato di Mafia, decise di dare una svolta alla lotta delle istituzioni contro il terrorismo. “dalla Chiesa ci scelse a uno a uno: all’inizio eravamo quaranta, poi alla fine restammo in trenta: si chiamava Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria e nacque con l’aiuto di Ugo Pecchioli, ex partigiano e parlamentare del PCI, ministro ombra dell’allora titolare degli Interni, a seguito del rapimento del magistrato Mario Sossi. “Io l’anno prima avevo indagato sul rapimento di Tony Carello, figlio dell’imprenditore dei fari per auto, giungendo a una conclusione avversata da tutti, anche da Arma e polizia” racconta Sechi a proposito del motivo per cui fu scelto.
SECHI, “CHI UCCISE IL GENERALE? TUTTI E NESSUNO PERCHE’…”
Tuttavia quell’esperienza poi giunse al termine nonostante gli ottimi risultati raggiunti dal team di dalla Chiesa: “Lui diceva no a ministri, prefetti e magistrati. Una parte dell’Arma lo odiava” aveva raccontato Gian Paolo Sechi nel corso di un’intervista, spiegando che ci fu chi ne inventò di tutti i colori pur di screditarlo. “I politici, spaventati, lo richiamarono solo dopo il rapimento di Aldo Moro”: e proprio durante una lunga e bella chiacchierata dell’oramai ex militare con il ‘Corriere della Sera’ emerge un quadro più esaustivo della figura di Della Chiesa e di come il braccio destro dell’epoca lo vedeva. Un tempo agente del Sisde (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica), aveva deciso tempo fa di raccontare la sua versione, anche per correggere il tiro su libri e versioni di ex ufficiali dell’Arma che “raccontano un sacco di balle”.
E nella sopra citata intervista, Sechi ricorda come compose quel famoso team: “Andavo a scegliere i più svegli nella scuola per sottufficiali di Firenze. Non li volevo né sposati, né fidanzati. Gli fornivo documenti falsi. Indossavano l’eskimo, diventavano capelloni, giravano in Ciao, frequentavano le università, andavano a fare gli operai alla catena di montaggio di Mirafiori. Mi meraviglio che non ci abbiano sbattuti tutti in galera” scherza rimembrando quel periodo. E parlando di dalla Chiesa e della sua morte violenta, Sechi è chiaro: “Chi volle la sua morte? Nessuno. Tutti. Scriva entrambe le cose così non sbaglia. dalla Chiesa era l’incarnazione dello Stato di diritto efficiente. Mi chiese che cosa pensassi del suo nuovo incarico di prefetto a Palermo. Gli risposi: non lo deve accettare, Generale, la lasceranno solo, non le daranno i decreti speciali che le hanno promesso contro la mafia. Ma era un combattente e non voleva morire di vecchiaia”.