La vita di Giancarlo Galan è cambiata dopo lo scandalo Mose, tanto da aver pensato al suicidio dopo che è stato lasciato dalla moglie ed è rimasto senza soldi. Ma al Corriere della Sera l’ex governatore del Veneto ha ammesso anche di aver mentito al processo Ruby, perché in realtà non aveva sentito Mubarak e Berlusconi parlare della ragazza. Sono tanti gli spunti che offre la sua intervista dal bosco in cui vive. Aveva promesso che avrebbe parlato e lo ha fatto, partendo dal presente, dalla sua condizione attuale. «Io non ho più nulla, non ho redditi, vivo dell’aiuto degli altri». Galan vive in una casa di caccia ereditata dal fratello, che temeva potesse suicidarsi come l’altro nonno per il fallimento della banca che guidava. Un timore fondato, ha ammesso l’ex ministro berlusconiano, che era arrivato ad essere l’uomo più potente del Nordest prima che tutto finisse patteggiando una condanna per corruzione a 2 anni e 10 mesi e alla confisca di 2,6 milioni.



«Ci ho pensato spesso, anche alle modalità». Ha pensato al suicidio anche quando è uscito dal carcere, desistendo per la figlia Margherita, che vive con la madre. Ormai Galan è in miseria e non può neppure avere un conto corrente, in quanto è stato condannato dalla Corte dei conti a pagare 5 milioni per danno d’immagine al Veneto. «Sono costretto a vivere in nero». Quando gli è stato chiesto conto del suo “tesoro” nascosto, visto che per l’accusa avrebbe incassato 900mila euro in nero all’anno dal consorzio che gestiva il Mose e ci sono pure le intercettazioni dei commercialisti, Galan ha lanciato la sfida a trovarlo, promettendo di dare il 95% a chi ci riesce.



GIANCARLO GALAN “NON AVREI DOVUTO PATTEGGIARE”

Giancarlo Galan non riesce neppure a trovare un lavoro, praticamente tutti si sono volatilizzati, nessuno lo aiuta a parte il fratello. Al Corriere della Sera ha rivelato che Silvio Berlusconi dopo l’arresto ha dato a sua moglie 200mila euro in due donazioni, ma non l’ha mai chiamato. A tal proposito, è convinto di essere stato “abbandonato” su spinta del «cerchio magico di allora», delle persone più vicine al Cavaliere. Quindi, sarebbe stato «blandito» con i soldi e gli avrebbero fatto credere che avrebbe condotto una bella vita. Galan ha nominato anche l’avvocato Ghedini, spiegando che gli avrebbe consigliato «fortemente prima di avvalermi della facoltà di non rispondere e poi di patteggiare».



Quando lo ha fatto, di fatto non rappresentava «più un pericolo per nessuno, tanti saluti». Per questo ritiene di essere stato un capro espiatorio. Col senno di poi, non patteggerebbe. A questo punto ha ricordato il «gran bel favore» che fece a Berlusconi con la sua testimonianza al tribunale di Milano per il caso Ruby nell’ottobre 2012, visto che quando era ministro prese parte a un incontro tra il Cavaliere e il presidente egiziano Mubarak. «In sostanza ho dichiarato di aver sentito che parlavano di una certa Ruby, una cantante egiziana. Non era vero, non avevo sentito nulla». Galan ha ammesso che la sua testimonianza era falsa e di averlo fatto per riconoscenza nei confronti di Berlusconi, per il quale in ogni caso non prova rancore.

“DOVE SONO FINITI GLI ALTRI 995 MILIONI DEL MOSE?”

Giancarlo Galan ha raccontato di sentire Dell’Utri, suo riferimento in Publitalia, e di vederlo, invece su Crosetto ha assicurato che può sempre contare su di lui e ha citato la Santanché, spiegando che è stata l’unica a fargli visita in carcere. Riguardo la lista di imprenditori da cui aveva avuto soldi in nero, l’ex governatore del Veneto ha dichiarato di essersi pentito e di averlo fatto perché Ghedini gli aveva suggerito di dare qualcosa ai pm. Ma quelli che indicò erano «pesci piccoli», mentre quelli grossi rimasero fuori. Di fatto, il «sistema», a detta sua, le avrebbe provate tutte per non estendere l’inchiesta.

Per quanto riguarda il Mose, ha segnalato che manca un miliardo tra quanto dato e quanto speso. Se lui ha preso i 5 milioni, bisognerebbe spiegare che fine hanno fatto gli altri 995 milioni di euro. A tal proposito, ha fatto riferimento a come era composto il consorzio, spiegando che i componenti erano «riconducibili a un partito», si è limitato a segnalare Galan. Dal passato è tornato al presente, alla sua situazione difficile, visto che gli è stato «tolto proprio tutto». Dai problemi di depressione alle cure dallo psichiatra: aveva tutto, mentre ora gli è rimasta una cagnolina affettuosa, Luna, oltre a tantissimi ricordi.