Giancarlo Giannini “come” Rodolfo Valentino: “E’ il mio premio più importante…”

La straordinaria carriera artistica di Giancarlo Giannini sta vivendo forse il momento più alto dal punto di vista delle gratifiche, complice l’inserimento di una stella a lui intitolata alla celebre Walk of Fame ad Hollywood. L’attore ha deciso di raccontare le sue considerazioni in merito, oltre ad altri aneddoti, nel corso di una recente intervista per il Corriere della Sera. “E’ il mio premio più importante, più di un Oscar perché corona una vita, anche se di premi alla carriera ne ho una trentina. Parlare di me mi metta a disagio: mi piace vivere in solitudine, leggere, fare lavori manuali come il muratore, l’idraulico, l’elettricista”.



Si dice entusiasta del nuovo traguardo Giancarlo Giannini, complice anche il fatto di essere “solo” il secondo ad aver avuto il riconoscimento alla carriera sulla Walk of Fame. “Io e Rodolfo Valentino; è stata una iniziativa di Tiziana Rocca per Filming Italy Los Angeles. Mastroianni avrebbe dovuto averne cinque, ma lui ha l’impronta delle mani nel cemento, che io non ho”. L’attore offre poi il suo pensiero in merito ai complimenti ricevuti dal grande Dustin Hoffman: “Dice che con il montaggio lo miglioro, in ritmo ed espressività; ma non è vero, un doppiaggio non migliora mai un’interpretazione, è sempre uno storpiare qualcosa… Con Dustin parliamo dei grandi film del passato, c’è tra noi una piattaforma di malinconia”.



Giancarlo Giannini, dall’amore negli States all’anonimato alla Mostra di Venezia: “Permiano tutti, a me invece…”

Nel prosieguo dell’intervista concessa al Corriere della Sera, Giancarlo Giannini ha offerto un pensiero alle tre donne che come lui hanno ricevuto una stella sulla Walk of Fame. “Con la Lollobrigida non ho mai lavorato… Con Anna Magnani e Sophia Loren si. Sophia mi chiese di accompagnarla dal parrucchiere, a Castiglioncello le chiesero quale taglio, quello della Magnani”. L’attore ha poi svelato una dedica speciale per il riconoscimento americano appena ricevuto: “A chi dedico la stella? A Lina Wertmuller: senza di lei non staremmo ora qui a parlare. Mi propose il remake di Travolti da un insolito destino, ma il progetto saltò. Mi chiamava Giancarlino, come Fellini con cui Lina aveva lavorato. Federico mi chiamava anche il pipistrello della notte“.

Sul finire dell’intervista, Giancarlo Giannini lancia anche una leggera frecciatina alla Mostra di Venezia, cerimonia dove non è mai riuscito ad emergere, dopo aver prima accennato ai motivi dell’amore degli americani per la sua arte. “Il mio rapporto con gli americani? Amore e distacco: ho fatto due 007 e rifiutato tanti ruoli, mi proponevano l’italiano del Sud, senza distinguere tra un siciliano e un napoletano”. Sulla Mostra di Venezia invece spiega: “La storia del “gatto nero” è diventata virale? Per la Mostra di Venezia io non esisto, premiano tutti, a me manco un gatto nero. Sono interessato a scoprire l’umanità delle persone, la gioia di vivere, questo dicevo quando insegnavo al Centro Sperimentale, prima che mi mandassero via con una telefonata, nemmeno una lettera di ringraziamento”.