L’attore Giancarlo Giannini si è raccontato in una recente intervista al Corriere della Sera, ripercorrendo la sua carriera, rivelando alcuni aspetti della sua vita privata e parlando anche di Lina Wertmüller. In attesa di poter ritirare l’Oscar alla carriera il prossimo febbraio, la Wertmüller deve molto anche a Giannini, protagonista di otto suoi film. Classe 1942, Giannini divenne attore quasi per caso: si presentò all’Accademia di arte drammatica di Roma pensando di partecipare a una selezione per l’Accademia militare. Riuscì ad affermarsi con un Romeo e Giulietta diretto da Zeffirelli. “Una sera, uscendo dal teatro, Lina mi fece letteralmente prelevare dal suo produttore, mi trovai sul set di un musicarello con Rita Pavone”, ricorda oggi l’attore. Da allora ha girato oltre cento film lavorando al fianco di nomi d’eccellenza del cinema nostrano come Scola, Monicelli e Risi ma anche con mostri sacri di Hollywood come Francis Ford Coppola e Ridley Scott. Nel suo lavoro di attore, per Giannini resta fondamentale divertirsi sul set: “Per il resto, basta fingere, usare la fantasia”, dice. Pur rispettando il metodo Stanislavskij, crede che certe declinazioni violente siano inutili e talvolta dannose. “Agli studenti del Centro Sperimentale, insegno non a dire la battuta, ma insegno la gioia di vivere”, aggiunge. E per lui, la gioia di vivere significa “Conservare il fanciullino infantile. Se no, come fai a raccontare, a giocare?”.



GIANCARLO GIANNINI, DA LINA WERTMÜLLER ALLA FEDE

Nel corso della sua carriera, Giancarlo Giannini è anche riuscito a far piangere Keanu Reeves, sul set de Il profumo del mosto selvatico. Proprio a causa di un’immedesimazione, dovette insultare il collega personificando il padre di una ragazza che non voleva sposasse, “e lui, immedesimandosi, si è messo a piangere, è scappato e non s’è più trovato”. Tornò il giorno dopo, con una evidente perdita economica per la produzione. Giannini ha poi spiegato cosa significa realmente essere diretti da una regista del calibro di Lina Wertmüller: “Ha l’energia di cinque registi uomini messi insieme. E riesce a parlare in modo diverso a ogni attore, capendone la psicologia. Perciò sa far recitare le pietre”, spiega. Affiancandola a Mariangela Melato fu in grado di lanciare una vera e propria coppia di sex symbol. L’intervista si è poi spostata sul piano privato e qui Giannini ha spiegato l’importanza dell’amore nella sua vita: “Le donne mi sono sempre piaciute, da quando m’innamorai la prima volta, non ricambiato, a sette anni”. Lui si definisce un marito “che viaggiava tanto. Però, quando ho potuto, sono stato vicino ai figli. Quando mi sono separato, il sabato e la domenica, li caricavo in auto, lanciavamo una monetina in aria per decidere se andare a Nord o a Sud. Ci fermavamo nel verde, facevamo foto, filmini, acquerelli, entravamo in un ristorante, davamo i voti ai piatti. Questi sono i piaceri della vita”. L’attore ha però vissuto anche il dramma di perdere un figlio ventenne: “Terribile. L’unica cosa che ricordo era che guardavo il resto della famiglia e mi dicevo: se credi in Dio, devi aiutare loro”, dice. Ed a proposito della fede, racconta che “mi è entrata dentro intorno ai 30 anni, come un mistero, un piedistallo per affrontare tutte le cose della vita”. Proprio Vittorio Gassman, ricorda, quando era depresso era solito chiedergli lumi sulla fede, “mi chiedeva sempre com’era entrata e non glielo sapevo spiegare. E lui: sono geloso perché hai questo piedistallo, ne vorrei uno pure io, anche piccolino”.

Leggi anche

Giancarlo Giannini/ "Sono arrivato alla recitazione per caso. Lina Wertmüller mi ha inventato"