Dopo una carriera eccezionale, l’ennesimo riconoscimento a livello internazionale. Parliamo di Giancarlo Giannini, che a dicembre avrà la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood. E’ il secondo italiano dopo Rodolfo Valentino e ai microfoni de Il Giornale ha spiegato: “Meglio una stella o l’Oscar? Non ho dubbi. La stella. La vedono tutti e resta per sempre”.
Giancarlo Giannini ha parlato del suo rapporto con i premi, che fanno sempre piacere ma è sbagliato inseguirli: “In Italia ho preso sei o sette David però, stranamente, a Venezia non mi hanno mai dato nemmeno un gatto nero (ride). Nessuno è profeta in patria? Esatto. Sa che cosa le dico… meglio così”.
GIANCARLO GIANNINI SU PASQUALINO SETTEBELLEZZE
Giancarlo Giannini si è poi soffermato su “Pasqualino Settebellezze”, film di Lina Wertmuller che conquistò l’America, fino a sfiorare l’Oscar. L’opera è stata appena restaurata da Genoma e dal Centro sperimentale di cinematografia: “Sono molto affezionato a Pasqualino perché è una storia vera che abbiamo scoperto quasi per caso. E io, quell’uomo, l’ho conosciuto davvero. Poi l’ho pure interpretato”. Giancarlo Giannini ha spiegato di aver conosciuto un uomo che si aggirava a Cinecittà con una tanica sulle spalle per vendere bicchieri d’acqua fresca per cinque lire: “Non lo conoscevamo, però sapevamo che era stato in carcere e, siccome avevamo anche noi una scena in galera, gli abbiamo chiesto cosa si fa in cella. Sa com’è… non siamo pratici. Da lì nacque una strana amicizia”. L’uomo iniziò a raccontare la sua storia, dai campi di concentramento al ruolo di kapò, fino alla prostituzione delle sorelle. Senza dimenticare particolari piuttosto forti, come gli episodi di cannibalismo nel lager. Giancarlo Giannini ha poi spiegato il perché di “settebellezze”: “Era un uomo molto brutto ma aveva successo con le donne. Piaceva. Per questo a Napoli dicevano tien e settebellezze. Il mistero del maschio che ha fascino benché esteticamente respingente. Mentre Pasqualino parlava, ho registrato tutto. E l’ho fatto ascoltare a Lina. Farlo diventare un film è stato un attimo”.