Giancarlo Giannini si racconta tra follia, libertà e… cibo. “Uno che fa l’attore deve mantiene questa forma infantile di racconto, della favola, il “fanciullino”, se no come fa a fare l’attore? D’altronde come si chiama questo mestiere? Jouer, to play: giocare. Io sono ancora bambino, anche a ottant’anni” svela nella frizzante intervista per Il Messaggero.
Giancarlo Giannini confessa che “il cibo è la mia sola e unica droga. Mangiare è una delle cose più importanti della vita. E la tavola è un momento intimo, personale. Il cibo racchiude i sapori che io ho vissuto nella mia infanzia, con una nonna che stava sempre in cucina” e racconta di essere “il re del pesto”, una pietanza che “ha il sapore delle mie origini. Sono nato a La Spezia. È un capolavoro di odori e di sapori. È un nettare divino, se lo sai far bene”. Mentre “se lo fai male è meglio che non cominci neanche”. Unico italiano con Rodolfo Valentino ad avere una Stella sulla Walk of fame di Hollywood, Giancarlo Giannini ammette che “mi piace la solitudine. La celebrità, certo, per uno che fa l’attore è importante. Il lavoro dell’attore è un lavoro di scambio di dialettica tra l’attore il pubblico. Poi, fortunatamente, alle volte hai dietro Shakespeare o Pirandello e sei solo un tramite”. Tra ciò che ha di più prezioso annovera “la mia follia: se un uomo non ne ha un pizzico non vive bene. Avere un pizzico di follia è qualcosa di rigenerante, che si rinnova ogni giorno. La follia è ciò che i folli chiamano la normalità. E poi ci può essere anche il contrario. Ma chi dice che la normalità non sia follia? Questo forse l’ha già detto qualcuno” scherza.
Giancarlo Giannini: “per fare mio lavoro serve gioia di vivere e nessun dubbio”
Giancarlo Giannini, intervistato da Il Messaggero, dispensa anche consigli per chi si avvicina al suo mestiere: “Non intraprendere questa strada se hai il minimo dubbio. E tieniti di riserva un altro mestiere – ammonisce – Quando insegnavo al Centro sperimentale dicevo: “So che questo è un tarlo che avete e, se continuerete, ricordatevi di fare anche degli errori. Fare degli errori è bellissimo: se non è un errore è qualcosa che avete scoperto che servirà anche agli altri”. La cosa più importante che insegnavo era la gioia di vivere. Se uno non ha la gioia di vivere come si mette sul palcoscenico a raccontare le favole?”.
Giancarlo Giannini, ripensando a che cosa cambierebbe della sua vita, conclude che “uno magari lo pensa quando è molto più giovane, ma poi si abitua a quello che è e si accontenta. Vivo la vita giorno per giorno, cercando di soddisfare le curiosità”.