Giancarlo Giorgetti senza mezzi termini: il piano verde va frenato o l’Italia salta in aria. Il ministro dello Sviluppo Economico ai microfoni di Libero si è soffermato sulla svolta ambientalista imposta dall’Unione Europea, considerata troppo rapida: il rischio è quello di uccidere le aziende italiane e di causare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
«Da qui a un decennio l’economia cambierà completamente, nasceranno nuovi settori, e altri in base a questa sorta di eutanasia decisa dalla politica moriranno, è già scritto. L’Europa ha voluto accelerare sul green, ma attenzione a non finire fuori strada», l’allarme lanciato da Giancarlo Giorgetti, che ha definito inaccettabili situazioni come quella della Whirlpool, di Embraco o della Gianetti Ruote. «Dobbiamo creare un sistema che sia il West, non il Far-West», caustico il leghista.
GIANCARLO GIORGETTI LANCIA L’ALLARME
Nel corso del suo intervento, Giancarlo Giorgetti ha acceso i riflettori sulle difficoltà per i settori del ferro e dell’acciaio, a partire dalle conseguenze importanti per l’industria dell’automotive. E anche una società come la Ferrari sarebbe condannata a morte: «In questi giorni ho incontrato Ferrari, mi hanno presentato il piano d’investimenti. Stanno cercando di trovare una forma di riconversione». Necessarie, dunque, deroghe rispetto alle direttive europee: Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che «tutti abbiamo a cuore l’ambiente, ma il futuro green produrrà costi economici e sociali enormi che dovranno essere gestiti». Il titolare del Mise ha rivolto un messaggio a Bruxelles: «Improvvisamente l’Ue ha scoperto che mancano i microprocessori, quindi le aziende che producono semiconduttori, fondamentali per le macchine elettriche. L’Italia compete con le potenze europee per attrarre le grandi multinazionali del comparto, lo stabilimento che l’Europa vuole per rispondere tecnologicamente a Cina e Stati Uniti verrebbe realizzato da privati con un contributo pubblico europeo di 7-8 miliardi, ma contemporaneamente la Commissione ci rompe le scatole perché l’aiuto di 3-400 milioni che noi daremmo a StMicroelectronics per realizzare l’insediamento a Catania dando lavoro a centinaia di persone è vietato, perché è considerato un aiuto di Stato».