Diana Schivardi, 28enne figlia dell’ex Miss Italia Nadia Bengala e recentemente finita nei guai con l’arresto per il tentato furto di due auto, riporta Il Corriere della Sera, sarebbe entrata in tribunale come testimone nel processo che si celebra a Roma a carico di Giandavide De Pau, il presunto killer di Prati accusato del triplice femminicidio avvenuto il 17 novembre 2022 nell’omonimo quartiere della Capitale. Quel giorno furono uccise tre donne: due cittadine cinesi, Xianrong Li, Jung Xia Yang, accoltellate in un centro massaggi di via Riboty, e una cittadina colombiana, Marta Castano Torres, assassinata in un seminterrato di via Durazzo.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la figlia di Nadia Bengala sarebbe stata tra le donne contattate da Giandavide De Pau nel giorno in cui furono commessi i delitti e si sarebbe salvata da una potenziale aggressione dopo aver intuito la pericolosità del soggetto. De Pau avrebbe fatto “sfoggio” del suo presunto curriculum criminale mostrandole la propria foto sui giornali, come a vantarsi del suo passato, e avrebbe raccontato di essere una persona capace di azioni “eclatanti”. Condotte che avrebbero portato Diana Schivardi a decidere di stare alla larga da quell’uomo che, a suo dire, con quella ostentazione a tinte fosche le avrebbe fatto “capire che era una persona con la quale era meglio non scherzare“.
Giandavide De Pau a processo per il triplice femminicidio di Prati, la difesa ha chiesto perizia psichiatrica
Il processo a carico di Giandavide De Pau per il triplice femminicidio consumato nel quartiere Prati di Roma nel 2022 è iniziato il 22 febbraio scorso. L’uomo è imputato davanti alla Terza Corte d’Assise ed è accusato di aver ucciso tre donne: due cittadine cinesi accoltellate in un appartamento al primo piano di via Riboty e una donna colombiana uccisa nel seminterrato di uno stabile in via Durazzo.
A De Pau, assistito dagli avvocati Alessandro De Federicis e Barbara De Benedetti, si contesta il triplice omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione. La difesa ha formalizzato la richiesta di una perizia psichiatrica per valutarne la capacità di intendere e di volere e la Corte si sarebbe riservata di decidere all’esito del dibattimento. Tra i testimoni proposti dai difensori di Giandavide De Pau anche due ufficiali di polizia giudiziaria che lo avrebbero ascoltato dopo essersi autoaccusato, nel 2019, dell’omicidio di David Rossi, il responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena precipitato dalla finestra del suo ufficio del capoluogo toscano il 6 marzo 2013. Il verbale sarebbe stato acquisito, riporta RaiNews, ma i giudici avrebbero deciso di non ammettere i testi.