Giandavide De Pau, il 51enne arrestato con l’accusa di essere l’autore del triplice omicidio del quartiere Prati di Roma, vittime tre donne brutalmente assassinate, si sarebbe filmato mentre le colpiva e non si escluderebbe un suo coinvolgimento in altri crimini. Secondo quanto riportato dal settimanale Giallo, almeno 3 sarebbero i delitti irrisolti del passato che tornano sul tavolo degli inquirenti, nello spettro che il presunto killer fermato pochi giorni fa possa aver agito tempo prima consegnando alle cronache altrettanti cold case che forse ora potrebbero avere una svolta.



Stando a quanto riferito dal giornale diretto da Andrea Biavardi, la Procura capitolina avrebbe riaperto i casi e in particolare l’attenzione si concentrerebbe su quello di una donna di nazionalità nigeriana trovata senza vita in via Aurelia, sempre a Roma, il 9 ottobre 2012. Si tratta di una prostituta che sarebbe stata uccisa a coltellate, colpita al petto, alla gola e alle spalle, con modalità simili alle azioni omicidiarie ricostruite nei tre casi di Roma Prati del 17 novembre scorso. Le tre donne assassinate pochi giorni fa, due cinesi e una colombiana, sarebbero state attinte da decine di fendenti negli stessi punti. C’è un legame? A questo e molti altri interrogativi dovranno rispondere le indagini degli investigatori, impegnati in un complesso lavoro di indagine che potrebbe aprire a diversi colpi di scena.



Giandavide De Pau accusato del triplice omicidio a Prati, c’è un complice?

Secondo quanto emerso dall’inchiesta sugli omicidi del quartiere Prati a Roma, riporta ancora Giallo, gli inquirenti non escluderebbero l’ipotesi di un complice. L’indagato Giandavide De Pau, stando ai dettagli riferiti dal settimanale, potrebbe aver avuto un aiuto nella fase successiva ai delitti, servendosi di qualcuno che, consumato il massacro, potrebbe aver spostato la sua auto – sporca di sangue –  in un luogo lontano dalla scena del crimine. Proprio per questo, nel tentativo di chiarire la eventuale presenza di un’altra mano nel tessuto dell’orrore, gli inquirenti starebbero cercando tracce di Dna che tale presunto complice potrebbe aver lasciato nell’abitacolo.



Ma non è tutto. Chi indaga, riporta Adnkronos, avrebbe sul tavolo anche delle sequenze agghiaccianti. Si tratterebbe di due filmati, uno della durata di 14 minuti e l’altro di ben 42, girati dal presunto assassino durante gli omicidi delle due donne cinesi in via Riboty. Un dettaglio che emergerebbe dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, fimata dal gip Mara Mattioli che poi avrebbe convalidato l’arresto di Giandavide De Pau, in cui sarebbe spiegato come i video rappresentino un documento nitido, raccapricciante e incontrovertibile di quel duplice omicidio. “Non voglio sentire le urla, basta“, avrebbe detto Giandavide De Pau al magistrato che gli avrebbe mostrato le atroci scene a lui attribuite. Filmati choc in cui sarebbe impresso l’audio con le grida delle vittime mentre venivano colpite.