IL RITORNO DI GIANFRANCO FINI IN TV (E NELLA POLITICA?): “ECCO COSA FACCIO ADESSO…”

Con Meloni senza “ispirarla”, contro l’asse con Berlusconi nel PdL ma anche impegnato contro la sinistra: il ritorno di Gianfranco Fini in tv è la “notizia del giorno”, sebbene nella sua intervista a “Mezz’ora in più” l’ultimo leader MSI e il primo leader di Alleanza Nazionale non abbia di fatto annunciato nessun “ritorno” diretto in politica. «Non ho nessuna intenzione di tornare in politica, di avere una tessera. Si può lavorare senza avere incarichi», ha spiegato Fini a Lucia Annunziata, confermando comunque di aver votato per Meloni alle ultime Elezioni Politiche ma di non essere in contatto con la leader di Fratelli d’Italia. «Avevano ragione loro (Meloni e La Russa, ndr) e avevo torto io», dice in diretta tv «quando nacque Fdi manifestai uno scetticismo totale, io per primo dicevo: dove vanno?». Eppure, nonostante Giorgia Meloni e Ignazio La Russa non seguirono Fini dopo la “cacciata” di Berlusconi contro Fini dal PdL, «Poi escono e danno vita alla casa della destra. Non ci credevo, ora devo dire he avevano ragione loro e torto io».



Quando viene chiesto a Gianfranco Fini se al netto dell’impegno o no in politica, si senta a questo punto il vero “ispiratore” della Presidente del Consiglio, l’ex Presidente della Camera afferma «Giorgia Meloni non ha bisogno di essere ispirata. La realtà della destra italiana era diversa da quella che veniva rappresentata. Posso dire che c’è stato chi ha aperto una rotta e poi è toccato ad altri percorrerla». Fini di contro conferma di avere detto nelle scorse settimane alla stampa estera «che la realtà italiana della destra è un po’ diversa da come veniva loro raccontata. Dissi che avevo votato per Meloni e lo confermo». In merito al tema dirimente del fascismo/antifascismo di queste settimane, il leader che lanciò con la “svolta di Fiuggi” la fine della destra neo-fascista prende posizione immediata: «Il simbolo di Fdi non è quello de Msi ma è quello di An. Perché, quando è nata An, non mi avete detto che c’era ancora la fiamma? Il simbolo del Msi aveva un suo richiamo storico, il simbolo del Msi era la continuità e non c’è più, è una sempilce fiamma tricolore. Il simbolo di Msi è stato archiviato con Fiuggi». Davanti alla insistenza della conduttrice, Fini svela in cosa si impegna oggi invece che di politica nazionale: «Insieme ad altri amici europei ho continuato a ragionare su un tema che mi sta a cuore, quello dei cittadini europei di religione musulmana. Una materia dalla complessità enorme». Non tanto una “cittadinanza comune”, bensì «parliamo di persone musulmane che sono già cittadini europei, francesi, italiani, tedeschi… È un tema che coinvolge il concetto di laicità delle istituzioni che nel mondo islamico è molto controverso e in certi casi non è riconosciuto come un punto di riferimento».



GIANFRANCO FINI: “BENE MELONI, PER SINISTRA SCONFITTA PESANTE”

Ancora sulle accuse di fascismo al partito guidato oggi dalla Premier Giorgia Meloni, Gianfranco Fini a “Mezz’ora in più” ribadisce il grado «risibile» delle polemiche sollevate da sinistra: «La sinistra italiana non può accendere l’interruttore dell’antifascismo solo quando, in modo strumentale, ravvisa un pericolo per la democrazia. Le accuse mosse a Meloni sono risibili». Fini difende Meloni quando spiega che l’allora giovanissima attivista della destra giovanile non si dissociò dalla svolta di Fiuggi, anzi ne trasse “riferimento” per la politica sua negli anni a venire: «non ci sono ambiguità sul tema nel nuovo governo Meloni. “Se la sinistra chiede alla destra di essere lineare e di accettare l’antifascismo dovrebbe accettare in modo altrettanto lineare che tra gli antifascisti c’è chi ha anche posizioni antidemocratiche». L’ex leader di AN cita dunque il caso “del giorno” delle polemiche contro Ignazio La Russa sul 25 aprile (qui il focus, ndr): «La Russa non ha detto ‘non festeggio questo 25 aprile’ ma risponde ‘dipende, certo non andrò ai cortei’ perché, l’ho sentito anche stamattina, rischierebbe di trovarsi in compagnia di quei giovanotti che in nome dell’antifascismo lo hanno minacciato di morte».



In merito all’attualità politica di un Governo di Centrodestra appena insediato, Fini non nega ci siano delle forti tensioni ma analizza quanto queste non dovrebbero in realtà creare troppe problematiche in futuro: «il tempo darà la risposta. Il fatto che Fdi abbia raccolto più voti di quelli messi insieme da FI e Lega mette in agitazione gli alleati che hanno il diritto di rimarcare la loro identità. Meloni dovrà essere paziente e tenere insieme gli alleati, nell’ambito di un programma unico e delle risorse disponibili, agendo sulla base di proposte condivise. Do per scontato le fibrillazioni». Inevitabile il passaggio sul suo rapporto/scontro con Forza Italia e in particolare con Silvio Berlusconi, che pure lo “lanciò” nella politica nazionale facendosi federatole con AN e Lega nel 1994, nel 1999 e nel 2008 (con il Partito delle Libertà): «E’ chiaro che il congresso di Fiuggi e i comportamenti conseguenti, come il viaggio in Israele, determinarono per An una maggiore assunzione di responsabilità, con l’ambizione di essere destra con cultura di governo. Quando nasce il Popolo delle Libertà, che è l’errore imperdonabile, non lo perdono a me stesso, credevamo nel bipolarismo, pensavamo fosse naturale dare vita a un ressemblement della destra, ma quel movimento finì come finì».