La storia vera de Gli Orologi del Diavolo vede protagonista Gianfranco Franciosi un uomo che non ha avuto di certo una vita facile. Dopo l’inserimento nel programma testimoni infatti per lui tutto è diventato più difficile. A Vanity Fair rivelò anche: “Il programma testimoni prevede anche il reinserimento lavorativo nella pubblica amministrazione. In tanti anni però mi è arrivata una sola proposta di lavoro e cioè quella di un posto da becchino a Cuneo”. Una vita di fatto rovinata che l’ha portato a pensare diverse volte al suicidio anche se alla fine Franciosi non ha mai mollato dimostrandosi uomo con un coraggio al di fuori della norma e che ha votato la sua vita al sacrificio. Di certo però per lui non è stato facile rinunciare a molte cose, prima fra tutte quella alla sua famiglia la cosa a cui teneva di più. Sarà importante vedere se proprio la miniserie con Beppe Fiorello rispecchierà il grande dolore interiore di quello che non si può che definire un vero e proprio eroe. (agg. di Matteo Fantozzi)
PERCHÈ FU ARRESTATO?
Gianfranco Franciosi è stato anche arrestato, il protagonista della storia vera de Gli Orologi del Diavolo se l’è vista brutta. Rimase infatti in carcere per ben sette mesi a Marsiglia in Francia, questo solo per cercare di non far saltare la copertura e far scoprire tutto ai narcotrafficanti. Un dolore che lo portò a perdere il padre Ercole senza che questo scoprì mai la verità, rimanendo pieno di dubbi sul suo conto e su come era cambiata la sua vita. Un sacrificio che però non è stato vano visto che Gianfranco ha dato vita al più grande sequestro di cocaina mai avvenuto in Europa. Nel febbraio del 2009 vennero infatti sequestrate ben 12 tonnellate di coca. Al suo arresto Elisa Pineiro Fernandez gli promise la morte e così Franciosi fu costretto ad entrare in un programma di testimoni con cambio di identità, scorta e trasferimento in destinazione ignota. Vedremo sotto questo punto di vista quali corrispondenze ci saranno tra la serie e la storia vera. (agg. di Matteo Fantozzi)
CHI È FEDERICO RUFFO?
Cosa c’entra Federico Ruffo con Gianfranco Franciosi? La storia vera de Gli Orologi del Diavolo è tratta dal libro omonimo edito da Rizzoli. Ruffo è un giornalista che ha dato una mano a mettere giù quanto accaduto realmente all’infiltrato nella Narcos. Nato a Roma il 17 febbraio del 1979 si è distinto per diversi ruoli anche in televisione e dal 2020 è il volto di Mi manda Raitre. I due insieme hanno ricostruito minuziosamente una storia molto particolare e che grazie alla serie tv con Beppe Fiorello, partita stasera su Rai 1, potrà avere nuova luce e più spazio. Molto spesso la televisione ha dato un altro passo a storie magari celate dietro a programmi di nicchia e alle quali non si è mai dato troppo spazio. Come la storia di Franciosi sconosciuta ai più ma che merita di essere approfondita e che grazie alla Rai avrà lo spazio che merita. (agg. di Matteo Fantozzi)
“TRADITO DALLO STATO”
Nella fiction di Rai Uno “Gli orologi del Diavolo“, Gianfranco Franciosi prende il nome di Marco Merani. Nome fittizio per rivolgersi al personaggio interpretato da Beppe Fiorello, ancora una volta calatosi nei panni di un uomo straordinario per raccontare al grande pubblico una storia vera: e che storia! Gianfranco Franciosi è quello che si definirebbe un “uomo normale” quando finisce per diventare un infiltrato nei cartelli di narcotrafficanti spagnoli e sudamericani. Ma com’è possibile che Gianfranco, 25 anni, meccanico navale, si ritrovi in una dimensione del genere? Chi lo conosce a Bocca di Magra, tra Sarzana e La Spezia, lo descrive come un “mago” nel suo mestiere. E i frutti si vedono: gira su una Porsche, ha una bella famiglia con Marika, ex ballerina degli 883 con la quale ha un figlio. Poi, però, quando meno te lo aspetti nella vita arrivano le famose “sliding doors”.
GIANFRANCO FRANCIOSI: LA STORIA VERA DE “GLI OROLOGI DEL DIAVOLO”
Per Gianfranco Franciosi, protagonista della storia vera de “Gli orologi del Diavolo”, tutto cambia quando uno strano personaggio lo avvicina per farsi aggiustare un motoscafo. Le sue motivazioni sono convincenti: 50mila euro. Franciosi diventa così suo meccanico di fiducia, fa il suo lavoro e intasca i soldi. Ma un giorno sul giornale legge che quel cliente pieno di soldi è stato ucciso, freddato da una raffica di colpi sparati in faccia in quello che non è altro che un regolamento di conti fra narcos. Franciosi ha paura, si sente all’angolo, va dalla Polizia e racconta tutto: ma il pagamento era avvenuto in maniera regolare, nulla da temere. Il mago dei meccanici navali però, attira nuovamente le attenzioni di un criminale, Elías Piñeiro Fernandez, figlio di una famiglia di mafiosi galiziani, che gli propone di aggiustare motoscafi. Di nuovo Franciosi torna dalla polizia, e le forze dell’ordine gli fanno la proposta: fare da infiltrato per incastrare la banda.
GIANFRANCO FRANCIOSI: “IO TRADITO DALLO STATO”
Ha inizio qui la seconda vita di Gianfranco Franciosi: tra viaggi in Sudamerica, party a base di cocaina e una collezione di Rolex che il boss ha in serbo per lui. Gianfranco, però, perde ciò che ha di più caro: la moglie Marika lo lascia, lui viene arrestato e si fa sette mesi di carcere a Marsiglia pur di non far saltare la copertura, il padre Ercole muore senza mai apprendere la verità sul figlio. Eppure è solo grazie a Franciosi avviene il più grande sequestro di cocaina pura mai effettuato in Europa. Sempre grazie a lui che il boss Piñeiro viene arrestato. Questi, però, gli promette la morte e a Franciosi non resta che essere inserito nel programma testimoni. Iniziano trasferimenti e cambi di identità: Franciosi si sente abbandonato dallo Stato, pensa più volte al suicidio. Intervistato da Vanity Fair dirà: “Nel programma testimoni è previsto il reinserimento lavorativo nella pubblica amministrazione. In tanti anni mi è arrivata una sola proposta: un posto da becchino. A Cuneo“. La storia de “Gli orologi del Diavolo” è vera, ma anche senza lieto fine.