L’indagine sullo spaccio di droga nella “Palermo bene” ha coinvolto un volto di spicco della politica locale e nazionale: Gianfranco Miccichè. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’ex presidente dell’Ars sarebbe andato a comprare la cocaina con l’auto blu della Regione Sicilia. Per l’esattezza, Miccichè avrebbe contattato l’amico Mario Di Ferro – accusato di cessione di droga – per acquistare cocaina una trentina di volte tra novembre e dicembre del 2022.. L’esponente di Forza Italia non risulta iscritto nel registro degli indagati.
“Non ci provo nemmeno a smentire. Io, da sempre onesto, serio, non ho mai fatto del male a nessuno. Solo un errore, commesso contro me stesso. Sarei in imbarazzo se avessi rubato. Invece sono a posto con la coscienza”, ha spiegato Gianfranco Miccichè al Corriere della Sera: “Non sniffo più, ma il test no. Non devo dimostrare nulla a nessuno”.
Gianfranco Miccichè e il caso cocaina
Gianfranco Miccichè si è poi soffermato sulle intercettazioni, a suo avviso storpiate, ma non solo: “Mi chiedo: si potevano fare, visto che a fine 2022 ero senatore? Si possono pubblicare oggi? E’ una cosa da Paese civile? Comunque, perché esce il mio nome?”. L’ex presidente dell’Ars ha poi sottolineato che la sua ammissione è soltanto una prova di onestà, considerando che tanti non lo dicono: “Parlando di un peccato che, semmai, faceva male solo a me. Forse affondato in un passato che pesa”. Sul punto ha aggiunto: “Quello del Sessantotto, stagione confusa, segnata dalla morte per eroina di alcuni miei amici. L’errore, il peccato, ha quella radice”. Gianfranco Miccichè ha risposto così sulla regolarità del “peccato”: “Se lo facevo, accadeva rarissimamente, il sabato e la domenica, mai in giorni lavorativi. Roba personale di cui ho parlato con mia moglie. Mi sono dovuto giustificare con le mie figlie. Ma la coscienza è meravigliosamente a posto”.