Gianluca Nicoletti é un giornalista e scrittore che ormai da anni porta avanti la sua personale lotta in favore dei diritti degli autistici. Suo figlio, Tommy di 22 anni, è affetto da questa grave patologia, e come molti altri genitori, il pensiero va al futuro, quando Gianluca non ci sarà più: «Se adesso questo treno deraglia – racconta lo stesso giornalista ai microfoni di Vanityfair – e la nostra chiacchierata finisce qui, domani mio figlio Tommy sarà chiuso dentro un istituto». La legge italiana considera i ragazzi autistici come dei ragazzi normali riconoscendo la malattia solo come disturbo dell’età evolutiva: dal 18esimo anno in su, gli autistici (che in Italia sono circa 100mila), diventano dei veri e propri fantasmi senza diritti ne assistenza. Da quando Tommy è diventato maggiorenne viene seguito costantemente da una persona specializzata, a spese ovviamente della famiglia. «E chi non può permetterselo?», si domanda l’autore per Mondadori di “Una notte ho sognato che parlavi”, più volte in televisione a Le Iene.



GIANLUCA NICOLETTI E TOMMY, FIGLIO AUTISTICO

Secondo lo scrittore, i ragazzi autistici adulti sono una banconota da incassare per lo stato: «Ogni ragazzo autistico inserito in una struttura vale almeno 200 euro al giorno – racconta – per, nella maggior parte dei casi, restare chiuso in una stanza, sedato e magari lavato con un tubo dell’acqua fredda». Nicoletti ha dato vita nel corso degli anni a numerosi progetti in favore dei ragazzi che soffrono di questa gravissima disabilità, come ad esempio quello recente nato in collaborazione con l’università Luiss di Roma, che ha permesso a Tommy e ad altri come lui, di occuparsi del giardino del campus universitario: «Abbiamo scoperto in questi anni – racconta il padre – la passione di Tommy per la terra e l’agricoltura. Permettere a questi ragazzi per esempio di occuparsi del verde pubblico sarebbe stata un’opportunità per proporli come persone utili alla società». Il finale dell’intervista è di quelli tremendi, perché i dubbi che sollevano Nicoletti sono leciti e come un pugno in pancia: «Cosa succederà quando noi non ci saremo più? Tommy ha 22 anni ed è già un gigante, io ho 65 anni. Fino a quando io e mia moglie riusciremo ad assicuragli questa vita? Voglio continuare ad accarezzargli la testa, ogni sera».

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