COME È MORTO GIANLUCA VIALLI: 5 ANNI DI LOTTA PER TUMORE AL PANCREAS
La notizia che si aspettava ma che non si voleva ricevere: come è morto Gianluca Vialli purtroppo lo sappiamo bene tutti ormai, dato che da 5 anni lottava contro il tumore al pancreas che lo aveva colpito nel lontano 2017. Malattia nascosta i primi tempi in tv grazie ad un maglione sotto la camicia che non faceva intravedere il peso che scendeva – come ha raccontato Vialli stesso una volta annunciato al mondo il suo cancro – l’ex campione di Juventus e Sampdoria è stato 8 mesi in chemioterapia e 6 settimane di radioterapia: la moglie Cathryn e le figlie Olivia e Sofia l’hanno assistito in ogni momento e l’intero mondo sportivo si è stretto accanto a questo straordinario testimone non di “battaglie” ma di semplice quanto commovente volontà di vivere.
Nel 2019 accetta la proposta della FIGC di rientrare in Nazionale assieme all’amico di una vita Roberto Mancini: nasce lì il sodalizio che porta la vittoria degli Europei 2021, con quell’abbraccio dopo il rigore parato da Donnarumma che ogni italiano ricorda nella propria mente. Sconfitto anche il Covid nella primavera del 2021, i timori per una ricaduta del tumore sono stati purtroppo confermati nel dicembre 2021: «L’ospite indesiderato è tornato, a volte è presente, altre meno. Spero mi possiate sopportare per tanti altri anni». Sembrava però rispondere bene alle cure tanto che negli impegni dell’Italia in settembre e ottobre era ancora al suo posto in panchina accanto all’amico Mancio. Pochi giorni prima di Natale però le ansie si tramutano in tristezza: «Al termine di una lunga e difficoltosa ‘trattativa’ con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri. L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psicofisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio», aveva scritto Vialli annunciando il nuovo tumore sempre al pancreas che gli ha fatto decidere di sospendere il proprio lavoro in Nazionale. Volato subito a Londra per un tentativo in extremis di curare il male che era tornato a fargli visita: non è bastato e nel giorno dell’Epifania l’annuncio è quello definitivo, Gianluca Vialli è morto dopo aver testimoniato splendidamente la vita per 5 lunghi e preziosi anni.
MALATTIA VIALLI: COS’È LA NEOPLASIA, SINTOMI E CURE
Gianluca Vialli è stato colpito da una malattia, il cancro al pancreas, che ogni anno purtroppo uccide quasi 13mila persone solo in Italia: come spiega la Fondazione Nadia Valsecchi (organizzazione non-profit che sostiene ricerca e pazienti affetti da tumore al pancreas), l’organo molto delicato è una ghiandola dell’apparato digerente situata nell’addome, «posteriormente agli altri organi. Può raggiungere circa 15 cm di dimensione e può pesare fino a 100 grammi. Ha due funzioni fondamentali per il nostro corpo: la produzione di ormoni, come l’insulina e il glucagone, che regolano il livello di zuccheri nel sangue, e la produzione di enzimi per la digestione degli alimenti». Con termine tecnico “neoplasia”, la malattia di Gianluca Vialli soffre anche di una mancanza generale di fondi (meno del 2% di tutti i finanziamenti per la ricerca sul cancro in Europa sono destinati al tumore del pancreas).
Il tumore al pancreas si manifesta quando alcune cellule si moltiplicano all’interno dell’organo senza controllo: uno dei grossi problemi di questo tipo di malattia è che in fase precoce non dà segni e sintomi particolarmente gravi. Mal di schiena, perdita appetito, prurito, difficoltà a digerire: sintomi che in fase precoce possono spesso essere scambiati per questioni più innocue ma che nell’approfondirsi delle cellule tumorali portano il corpo ad un decadimento molto grave e pericoloso. Uno degli esami più moderni utilizzati per la diagnosi della neoplasia che ha stroncato Gianluca Vialli è la tomografia computerizzata, spirale o elicoidale: è in grado di rilevare i tumori del pancreas e l’eventuale diffusione ai linfonodi, al fegato e ai dotti biliari. Il problema è che l’identificazione in stato avanzato dei sintomi porta spesso il tumore a diffondersi troppo in fretta e con l’impossibilità di stroncare sul nascere la malattia con chemio e radioterapie. Secondo la Fondazione Umberto Veronesi, al momento tre quarti dei malati andrebbe incontro a decesso entro 1 anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla scoperta della malattia sarebbero vivi solo 8 pazienti su cento.