Gianluigi Nuzzi, giornalista e conduttore di “Quarto Grado”, è intervenuto in qualità di ospite nel corso della trasmissione di Rete 4 “Controcorrente”, condotta da Veronica Gentili e andata in onda nella serata di ieri, domenica 26 settembre 2021. In particolare, si sono registrate le sue dichiarazioni in merito al clan dei Casamonica, sul quale ha puntualizzato: “Il codice penale dice che l’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione. Sfido chiunque che abbia un esercizio commerciale a dire che non si c*ga sotto quando entra un Casamonica nel suo negozio!”.



E, ancora: “Dagli anni Trenta abbiamo episodi di cronaca legati ai Casamonica. Il problema è che noi culturalmente siamo abituati a vedere la Camorrra, la ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. La verità, però, è che il codice penale parla anche di mafie straniere: i Casamonica non avranno organizzazioni piramidali come vediamo nella ‘Ndrangheta, qui si parla più di arcipelaghi. Nonostante questo, un signor poliziotto come Vittorio Rizzi ha parlato di un migliaio di affiliati, altro che dei 40 adesso condannati! Siccome queste angherie le subivano gli ultimi delle periferie, di cui non fregava niente a nessuno, per tanti anni il clan ha fatto quello che ha voluto”.



GIANLUIGI NUZZI: “CI SONO ANCHE CASAMONICA BUONI, CHE SUBISCONO LA CATTIVA AZIONE PERPETRATA DA ALTRI COMPONENTI DELLA FAMIGLIA”

Nel prosieguo della trasmissione targata Mediaset, Luciano Casamonica, presente in studio, ha replicato a Nuzzi: “Chi sbaglia ha sempre pagato, io non contesto la sentenza, saranno gli avvocati e i giudici a vedersela. Però, non è che adesso i miei nipoti e i miei figli sono criminali e sono mafiosi. Se vanno a cercare un lavoro, con il cognome Casamonica nessuno li assume”.

Un’osservazione alla quale Nuzzi ha risposto asserendo che ci sono anche “dei Casamonica buoni come il signor Luciano che sono persone che non hanno compiuto nulla, hanno difficoltà e subiscono la cattiva azione perpetrata dagli altri. Questo non fa altro che confermare i reati commessi da questi ultimi”.