Com’è morto Gianmarco Pozzi? Il 28enne dello Statuario deceduto, nelle prime ore della mattinata del 9 agosto scorso, sull’isola di Ponza, ha perso la vita come conseguenza di un tragico incidente o è stato ucciso? A questo interrogativo tenta di rispondere, mettendo insieme tutti i pezzi, l’inchiesta de Le Iene Show in onda oggi su Italia Uno firmata da Giulio Golia e Francesca Di Stefano. Grande interesse in particolare per le dichiarazioni del professor Vittorio Fineschi, già consulente della famiglia Cucchi, che nella sua prima intervista televisiva ha lasciato intendere di non credere alla versione secondo cui Gianmarco Pozzi, ritrovato nell’intercapedine di una casa, sarebbe morto dopo essere precipitato per oltre 3 metri in maniera del tutto accidentale, in preda ad un delirio da cocaina. In tal senso l’ordinario di Medicina legale alla Sapienza ha consegnato alla Procura di Cassino un supplemento di 33 pagine alla sua prima relazione che indaga per omicidio e non per “morte accidentale“.



GIANMARCO POZZI, IL PROF FINESCHI: “GIUSTO RIVEDERE IL CASO”

Il professor Fineschi è stato chiaro dal suo punto di vista: “Chiudere il caso dicendo che è caduto in preda a un delirio da cocaina? Non c’è evidenza scientifica“, ha detto al microfono di Giulio Golia. Fineschi ha detto la sua anche sulle indagini tossicologiche fatte sul corpo di Gianmarco: “Le indagini tossicologiche, e faccio anche la chiosa, fatte benissimo, che ci dimostrano il tasso di cocaina, non ci possono indurre a dire che lui si è messo a correre scompostamente in un campo fino ad arrivare al muretto e precipitare di sotto. Dobbiamo ipotizzare che corresse, che è caduto, che si è arrotolato in questo campo, che poi si è rialzato, è andato ad impattare. Puoi capire che diventa una cinematica un pochino troppo cinematografica“. Gianmarco Pozzi si trovava a Ponza per svolgere dei lavori stagionali: in particolare lavorava come addetto alla sicurezza. L’ipotesi è che possa essere stato picchiato e ucciso nell’ambito di una spedizione punitiva collegata all’attività di alcuni gruppi di spacciatori attivi sull’isola. Al riguardo il professor Fineschi ha spiegato: “Quando ho visto questo corredo fotografico ho detto che molte cose non erano coincidenti. Io ritengo sia giusto rivedere il caso“.



GIANMARCO POZZI, IL DOLORE DELLA FAMIGLIA

A dir poco straziante il racconto dei familiari di Gianmarco: il padre, Paolo, era a pranzo con la famiglia quando ha ricevuto dal maestro di kick-boxing, a sua volta contattato dai carabinieri di Ponza, la notizia che il figlio era morto. L’istruttore ricorda: “Io mi sentivo anche in colpa a dirgli una cosa così, poi ho sentito un urlo che non me lo levo più dalla testa“. Papà Paolo, intervistato da Giulio Golia, ha raccontato: “Mi manca, io c’ero attaccatissimo: sì, mi ci incaz*avo dalla mattina alla sera, ma poi lo andavo a vedere ai combattimenti, agli allenamenti, lo sai com’è il rapporto padre-figlio“. L’uomo dice di non essere forte, di non essere in grado di reggere il dolore che gli è piombato addosso, ma a sostenerlo ci sono per fortuna le donne di casa: la moglie e le figlie. Proprio sua figlia è stata la prima a recarsi a Ponza una volta ricevuta la notizia della morte di Gianmarco e subito ha compreso che qualcosa, nella versione ufficiale, non quadrava. “Abbiamo iniziato a registrare tutto: video, chat, conversazioni, abbiamo dato inizio ad una vera e propria indagine“.

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