Tornano ad accendersi i riflettori mediatici sulla morte di Gianmarco Pozzi, giovane pugile ritrovato privo di vita sull’isola di Ponza il 9 agosto 2020 all’età di 28 anni. La trasmissione di Rai Uno “Storie Italiane” ha ospitato in studio l’avvocato della famiglia del ragazzo, Fabrizio Gallo, il quale ha annunciato un supplemento di indagine e l’effettuazione di un accertamento sul telefonino, perché “ci si è accorti che il telefonino non è stato bloccato, bensì disabilitato. Chiunque possieda un iPhone sa che, se si sbaglia il codice numerico o alfanumerico, dopo un tot di tentativi il telefono si blocca. Qualsiasi tecnico può sorvolare questo blocco e richiedere il pin. Invece, in questo caso, il telefono è disabilitato. Purtroppo, il cellulare ha fatto il download fino al 22 luglio, cancellando tutto quello che c’è dal 22 luglio al 22 agosto 2020″.



Di fatto, qualcuno ha cancellato tutti i dati e i riferimenti delle persone che lui aveva visto prima di morire e questo è un dettaglio che potrebbe complicare non poco la ricerca della verità. Intanto, non ci sono novità sulla supertestimone che avrebbe visto uscire da una carriola trasportata da altri uomini le gambe di un uomo, proprio il giorno in cui è stato trovato privo di vita Gianmarco Pozzi.



GIANMARCO POZZI, L’AVVOCATO: “INDAGINI ZOPPE, CI DICANO LA VERITÀ!”

Nel prosieguo delle dichiarazioni rilasciate a “Storie Italiane”, il legale della famiglia di Gianmarco Pozzi, l’avvocato Fabrizio Gallo, ha aggiunto: “Mi sembra che nessuno voglia ammettere come stanno le cose, perché ci sono forse di mezzo persone dello Stato… La prima volta non è stata fatta un’autopsia e, nonostante la denuncia della famiglia, nessuno ha proceduto. Adesso c’è una seconda situazione disastrosa, in cui un tecnico si mette a fare dei numeri a casaccio e poi ci dice che il telefono si è disabilitato, pensando che la famiglia sia f*ssa e non sappia la differenza tra blocco e disabilitazione!”.



Lo sfogo è poi proseguito così: “Perché tutti dicono che sono state fatte bene le indagini? Le indagini sono zoppe, non sono state fatte né la perizia del telefonino, né quella medico-legale. C’è voglia di sapere la verità da parte di tutti? Noi crediamo di sì, però ci devono dire la verità! Perché il tecnico nominato dalla Procura ha fatto finta di sbagliarsi nell’esaminare il telefonino di Gianmarco Pozzi? Oggi la famiglia della vittima crede un po’ meno alla giustizia, perché senza questi due elementi sarà molto più difficile arrivare alla verità“.