Gianmarco Tamberi, punta di diamante del salto in alto, ha annunciato di avere risolto il rapporto di collaborazione con il padre e allenatore Marco Tamberi. Una decisione choc, visto che tra meno di due settimane a Eugene, in Oregon, si disputeranno i Mondiali di atletica, e che Gimbo ha comunicato quanto segue con una nota stampa: “È una decisione che stavo considerando da tempo, perché in questi anni di collaborazione a grandi risultati si sono alternate altrettanto grandi divergenze”, ha esordito l’oro di Tokyo 2020.
Tamberi ha proseguito dicendo che “questa scelta, presa con doverose cautele e un pizzico di coraggio, nasce dall’analisi della stagione fin qui disputata. Siamo ben al di sotto delle aspettative tecniche, c’è stato uno scambio di opinioni su cosa non stesse funzionando fin qui nella preparazione ed è emersa una diversità di vedute. Non voglio in alcun modo compromettere la gara più importante dell’anno, insistendo su una strada che non ritengo giusta, e mangiarmi le mani a posteriori per non avere avuto il coraggio di prendere in mano la situazione. Questo c’è alla base della mia decisione”.
GIANMARCO TAMBERI: “NON MI SPAVENTA DI ESSERE AFFIANCATO IN PEDANA DA UN ALTRO TECNICO”
Nel prosieguo delle sue affermazioni, Gianmarco Tamberi ha sottolineato: “Non mi spaventa il fatto di essere affiancato in pedana da un altro allenatore, è già successo molte volte in questi anni, per diversi motivi, e questa evenienza non mi ha mai precluso la possibilità di fare prestazioni di alto livello, altrimenti non avrei mai fatto questa scelta. La mia priorità attuale è sistemare il problema fisico che ho alla gamba di stacco, unico eventuale impedimento alla possibilità che io superi misure competitive nella sfida mondiale di Eugene”.
In conclusione, Tamberi ha asserito che da adesso si concentrerà sull’obiettivo iridato senza distrarsi su quale potrà essere la figura tecnica che lo affiancherà dopo il 2022 nella preparazione della stagione seguente: “Gareggiare supervisionato da un altro allenatore non è un azzardo, nella nostra disciplina il coach è essenziale in tutte le fasi di allenamento e programmazione, in gara sono gli automatismi e le sensazioni dell’atleta a essere i veri fattori determinanti ai fini della performance. Sono un agonista e calcolo ogni rischio”.