Antonio Tizzani, finito a processo per la morte della moglie Gianna Del Gaudio, nell’ottobre scorso è stato assolto anche in appello dall’accusa di omicidio. L’uomo è stato ritenuto “credibile” dai giudici di Brescia a conferma della sentenza di assoluzione emessa in primo grado. Secondo le motivazioni, riporta Il Corriere della Sera, non fu lui a uccidere Gianna Del Gaudio nella loro abitazione di Seriate la notte del 26 agosto 2016. Antonio Tizzani si è sempre dichiarato innocente davanti alla pesantissima accusa, parlando di un misterioso “uomo incappucciato” – dall’identità ancora ignota – che, dopo essersi introdotto nella loro casa, avrebbe assassinato la consorte.



70 pagine di motivazioni blinderebbero l’esito giudiziario in appello a favore di Antonio Tizzani. Così la Corte d’Assise d’appello avrebbe scardinato le obiezioni avanzate dal pm Laura Cocucci nell’impugnazione dell’assoluzione datata 23 dicembre 2020. Per l’uomo l’accusa aveva chiesto l’ergastolo, ma i giudici di secondo grado avrebbero condiviso la “forza incontrovertibilmente antagonista” degli elementi che nella precedente fase processuale avevano condotto ad assolvere il marito di Gianna Del Gaudio. La Procura generale ha 45 giorni di tempo per valutare un eventuale ricorso in Cassazione.



Le motivazioni dell’assoluzione di Antonio Tizzani, marito di Gianna Del Gaudio

Testimonianze dei vicini, intercettazioni ambientali e repertazione del Dna sul cutter sarebbero tre colonne chiave delle motivazioni, depositate nelle ultime ore, espresse dai giudici di secondo grado per definire cosa ha portato all’assoluzione di Antonio Tizzani, marito di Gianna Del Gaudio, anche in appello. A ottobre, infatti, l’uomo è stato assolto a conferma della sentenza emessa in primo grado e per la giustizia sarebbe “credibile”. Da sempre, Tizzani si è professato estraneo alla morte della moglie indicando in un misterioso “uomo incappucciato” l’autore dell’efferato delitto.



Gianna Del Gaudio fu sgozzata nella loro casa di Seriate, dopo una cena in famiglia, la sera del 26 agosto 2016. Da allora i principali sospetti si erano addensati intorno alla posizione del coniuge, ma nulla avrebbe portato, secondo il verdetto, a stabilire che sia colpevole. In particolare, riporta Bergamo News, un’ampia sezione delle motivazioni di assoluzione in appello sarebbe dedicata al tema del Dna. I giudici avrebbero dichiarato “nullo” l’accertamento tecnico del Ris che avrebbe isolato il profilo genetico di Antonio Tizzani sul cutter, il taglierino individuato quale arma del delitto. La difesa avrebbe puntato sull’ipotesi contaminazione, accolta dai giudici che hanno assolto l’imputato per la seconda volta: il prelievo, stando a quanto indicato nel documento che spiega come si è arrivati alla sentenza, sarebbe avvenuto in “violazione dei protocolli” dopo l’apertura del tampone salivare dell’imputato. Una situazione che avrebbe spianato la strada al rischio di un trasferimento del Dna di Tizzani sul reperto per “contaminazione avvenuta in laboratorio”. Nelle motivazioni, inoltre, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la Corte avrebbe rilevato un altro elemento a favore del marito di Gianna Del Gaudio. Antonio Tizzani, avrebbero precisato i giudici, “non era minimamente sporco di sangue” in una scena del crimine interamente imbrattata, e tale condizione sarebbe incompatibile con un’altra evidenza: “non si era cambiato gli abiti“.