«Sono sollevato, ma questi sette anni non me li ridà nessuno. Da due anni non parlo con i giornali e con le tv, perché ho avuto sei anni di condanna, che poi sono stati annullati. Io mi ero preparato la valigia, in caso di condanna mi sarei costituito a Rebibbia»: così Gianni Alemanno dopo l’assoluzione in Cassazione dall’accusa di corruzione nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo.
Intervenuto ai microfoni di Quarta Repubblica, l’ex sindaco di Roma ha spiegato: «Quattro anni fa è stata archiviata l’accusa di mafia, ma levarsi di dosso una cosa del genere non è semplice. Di quella inchiesta sono rimaste accuse di corruzione, deprecabili ma non del livello di altri casi. Nonostante ciò, è rimasta la condanna a sei anni, più di quello che chiedevano i pm». Gianni Alemanno ha poi aggiunto: «All’inizio c’è stato il panico, tutti si erano dileguati. Il Pdl si era liquefatto, mi sono ritrovato figlio di nessuno. Storace pochi giorno dopo mi venne a trovare, poi hanno preso coraggio altri esponenti del Centrodestra, ho ricevuto solidarietà anche dalla Sinistra. Qualche giorno fa mi ha telefonato Ignazio Marino».
GIANNI ALEMANNO: “CONDANNA? C’ERA LA CACCIA ALLE STREGHE”
Gianni Alemanno è poi tornato sul clima mediatico: «C’era la caccia alle streghe, bisognava dare il segnale e colpire. L’impressione era che erano sentenze contro di me, per il fatto che ero un sindaco di Centrodestra. C’è stato uno squilibrio a Destra, ma anche la Sinistra è stata colpita». «Il contesto è stato molto forte, c’era un grande teorema fascio-mafioso che sembrava dimostrato. Poi alla fine si è visto…», l’affondo di Gianni Alemanno: «In questi ultimi anni mi sono dedicato al volontariato e all’associazionismo, mi sono occupato di persone in altro modo. Per due anni sono rimasto dietro le quinte e non ho parlato con nessuno. C’è un po’ di rabbia e grande sgomento, è una cosa che può accadere a tutti: i sindaci di Italia sono terrorizzati». Poi l’ex primo cittadino della Capitale si è soffermato sulla riforma della giustizia: «I giornali devono smetterla con la retorica dell’anti-politica che ha portato la Raggi a diventare sindaco di Roma, ma bisogna anche andare avanti fino in fondo con la riforma. Io penso che la riforma Cartabia non sia sufficiente, ma i referendum possono essere un segnale molto forte».